SCUOLA dell'INFANZIA (e non solo): ASCOLATATECI UN ATTIMO
CONSULTA REGIONALE SCUOLA DELL’INFANZIA
Documento proposto dalla Responsabile Regionale ELENA AROFFU e approvato dalla Consulta Regionale della Sardegna all’unanimità nella seduta del 8/5/2006.
E’ cambiato il timoniere alla guida del nostro Paese.
Non essendo abituati a firmare deleghe in bianco, e non credendo nei miracoli, siamo in atteggiamento di "vigile attesa", e non ci abbandoniamo all’entusiasmo, ma ci limitiamo a nutrire delle timide speranze.
La prima è che chi ci governerà da oggi in poi non si lasci prendere dalla fretta, nemmeno nei campi in cui è urgente intervenire, anzi, soprattutto in quelli.
Nella scuola, per esempio.
Speriamo che, questa volta, prima di mettere mano ad un’altra "riforma", ci si preoccupi di vedere che cosa ha bisogno di essere cambiato, e solo lì si agisca.
Speriamo che a dettare i cambiamenti siano le esigenze reali degli alunni, dei docenti, delle famiglie; che a scrivere i cambiamenti siano "addetti ai lavori", professionisti che basano il loro agire su conoscenze psicologiche-pedagogiche-sociologiche non sulle informazioni elargite dai dibattiti televisivi e dai talk show variamente frequentati.
Speriamo che a scrivere i cambiamenti non sia il Ministro dell’Economia.
E’ vero che la scuola è fatta di passione, di entusiasmo, di disponibilità: ma non può essere fatta solo di questo!
Speriamo soprattutto che si abbassi il livello di ipocrisia che ha raggiunto la nostra società civile, che da una parte straparla di diritti, dall’altra li calpesta. Non in modo eclatante, certo, ma in modo sottile, carezzevole quasi.
Vista dall’esterno, sembrerebbe una società incentrata sui bambini e sulle loro esigenze, ma, guardando con attenzione, si scopre che si è attenti non al bambino come "soggetto di diritti" (nonostante le varie Dichiarazioni…) ma al bambino come "oggetto di profitti", capace di far girare interi settori dell’economia, e quindi si creano ad arte bisogni fittizi, ignorando i suoi bisogni fondamentali e reali: tempo, spazio (non solo ma anche fisico), cura e attenzione, tutte cose che non si comprano, e non si pagano, ma sono loro dovute di diritto.
Questo lo dimenticano spesso i genitori, il legislatore, ma non possiamo dimenticarlo noi docenti.
E dobbiamo agire perché non lo dimentichi nessuno.
Noi pensiamo che la SCUOLA sia l’istituzione più alta, che una comunità (dalla tribù allo Stato nazionale) possa esprimere, in ordine alla sua esigenza di crescita culturale, morale, civile.
Pensiamo sia un dovere dello Stato garantire che la scuola offra a tutti i cittadini della Nazione le stesse opportunità di accedere alla CULTURA (nel senso più ampio che questa parola può avere), indipendentemente dalla Regione in cui si è nati e si vive.
Crediamo sia arrivato il momento di far seguire i fatti alle dichiarazioni di principio: se davvero crediamo che la scuola è un’Istituzione fondamentale, in quanto ad essa spetta il compito di formare i cittadini di domani, si mostri nei suoi confronti il rispetto e l’attenzione che merita, sia quando su di essa si legifera, sia quando si decide quali risorse destinarle.
Pensiamo sia urgente e indispensabile avviare una riflessione seria e profonda al fine di delineare il profilo che la scuola deve avere nella società di oggi; se decidiamo che la scuola ha il solo compito di "acculturare" (nel senso più stretto del termine, quasi il vecchio leggere- scrivere-far di conto) i bambini e i ragazzi, da ciò discenderà un certo tipo di organizzazione (tempi e modi) e un certo tipo di "docente".
Se decidiamo che la scuola ha il compito di formare integralmente la persona, dobbiamo pensare ad essa in modo diverso; la scuola diventerebbe un’agenzia educativa dove operano figure diverse di professionisti, l’insegnante tradizionale dovrebbe essere affiancato da nuove professionalità: docenti di lingue (veri docenti di lingue), docenti di discipline sportive (con uno spazio ben più ampio delle due ore settimanali di "attività motorie"…), musicali, artistiche…, con conseguente ampliamento del tempo-scuola.
Pensiamo sia definitivamente finito il tempo del super-docente unico e tuttologo, la nostra società è troppo complessa per un "maestro" di questo tipo.
Pensiamo anche che questa molteplicità di figure abbia bisogno di un coordinatore efficace, garante delle qualità del servizio, con una forte e buona preparazione pedagogica: pensiamo al Dirigente Scolastico, lo vorremmo fuori dal ruolo di Dirigente d’azienda in cui ora si trova.
La scuola non è un’azienda è un’Istituzione; non produce profitti ma cultura e formazione, non ha bisogno di un dirigente-burocrate, ma di un dirigente coordinatore, che abbia il tempo di stare sul campo.
Pensiamo anche che la scuola abbia bisogno di risorse, di spazi idonei, di attrezzature e sussidi, di personale stabile.
Riteniamo importante che la famiglia sia informata e partecipe, ma pensiamo sia giusto che essa agisca entro i limiti delle sue competenze: certe decisioni, che richiedono "cognizione di causa", cioè preparazione professionale, devono rimanere appannaggio dei docenti.
Per quanto riguarda nello specifico la scuola dell’infanzia vorremmo che venisse riconosciuto il suo valore di esperienza fondante nella maturazione dei bambini e dei ragazzi: la scuola dell’infanzia, lo ripetiamo ancora una volta, è cosa diversa dai "servizi all’infanzia", e non si può agire su di essa per cambiarne la natura e renderla idonea a rimediare alla carenza di servizi sociali.
Vorremmo che, per una volta, ci si mettesse "nei panni" del bambino: otto ore di scuola sono tante, corrispondono alla giornata lavorativa di un adulto. Non si può pensare che i bambini di due anni e mezzo (e nemmeno di tre…) abbiano "bisogno" di passare tutto questo tempo fuori dall’ambiente familiare, soprattutto se questo ambiente non è idoneo ad accoglierli, né dal punto di vista logistico, né dalla dotazione di arredi e sussidi, né dal numero di adulti che dovrebbe assicurare un tempo scuola di qualità dall’ingresso all’uscita.
Ci piacerebbe che, prima di abbassare l’età di ingresso, si agisse per permettere a tutti i bambini, di tutto il territorio Nazionale di frequentare la scuola dell’Infanzia.
Semplicemente istituendo le scuole dell’Infanzia dove mancano del tutto o dove non bastano ad accogliere tutti i bambini per i quali viene chiesta l’iscrizione.
E se davvero si pensa che la scuola dell’infanzia sia importante, che li si gettino le basi per costruire gli uomini e le donne del domani, allora perché lasciare che sia la famiglia a decidere (quando ne ha l’opportunità…) se il proprio figlio avrà o no la possibilità di frequentarla?
Se davvero la scuola è un diritto per tutti i cittadini, perché lasciare che diventi un privilegio per alcuni?
Vorremmo infine che a questa scuola, che nei suoi "primi quarant’anni" ha dato prova di essere forse il settore più vitale dell’intero sistema – istruzione, venisse garantito il diritto di continuare a crescere, di evolversi naturalmente, di fare ricerca e sperimentazione, senza interventi estranei e devastanti e senza altro obiettivo che essere sempre di più la PRIMA SCUOLA di tutti i bambini.
Tramatza 8/5/2006
La Responsabile Regionale
Elena Aroffu
Le Componenti della Consulta Regionale
Documento proposto dalla Responsabile Regionale ELENA AROFFU e approvato dalla Consulta Regionale della Sardegna all’unanimità nella seduta del 8/5/2006.
E’ cambiato il timoniere alla guida del nostro Paese.
Non essendo abituati a firmare deleghe in bianco, e non credendo nei miracoli, siamo in atteggiamento di "vigile attesa", e non ci abbandoniamo all’entusiasmo, ma ci limitiamo a nutrire delle timide speranze.
La prima è che chi ci governerà da oggi in poi non si lasci prendere dalla fretta, nemmeno nei campi in cui è urgente intervenire, anzi, soprattutto in quelli.
Nella scuola, per esempio.
Speriamo che, questa volta, prima di mettere mano ad un’altra "riforma", ci si preoccupi di vedere che cosa ha bisogno di essere cambiato, e solo lì si agisca.
Speriamo che a dettare i cambiamenti siano le esigenze reali degli alunni, dei docenti, delle famiglie; che a scrivere i cambiamenti siano "addetti ai lavori", professionisti che basano il loro agire su conoscenze psicologiche-pedagogiche-sociologiche non sulle informazioni elargite dai dibattiti televisivi e dai talk show variamente frequentati.
Speriamo che a scrivere i cambiamenti non sia il Ministro dell’Economia.
E’ vero che la scuola è fatta di passione, di entusiasmo, di disponibilità: ma non può essere fatta solo di questo!
Speriamo soprattutto che si abbassi il livello di ipocrisia che ha raggiunto la nostra società civile, che da una parte straparla di diritti, dall’altra li calpesta. Non in modo eclatante, certo, ma in modo sottile, carezzevole quasi.
Vista dall’esterno, sembrerebbe una società incentrata sui bambini e sulle loro esigenze, ma, guardando con attenzione, si scopre che si è attenti non al bambino come "soggetto di diritti" (nonostante le varie Dichiarazioni…) ma al bambino come "oggetto di profitti", capace di far girare interi settori dell’economia, e quindi si creano ad arte bisogni fittizi, ignorando i suoi bisogni fondamentali e reali: tempo, spazio (non solo ma anche fisico), cura e attenzione, tutte cose che non si comprano, e non si pagano, ma sono loro dovute di diritto.
Questo lo dimenticano spesso i genitori, il legislatore, ma non possiamo dimenticarlo noi docenti.
E dobbiamo agire perché non lo dimentichi nessuno.
Noi pensiamo che la SCUOLA sia l’istituzione più alta, che una comunità (dalla tribù allo Stato nazionale) possa esprimere, in ordine alla sua esigenza di crescita culturale, morale, civile.
Pensiamo sia un dovere dello Stato garantire che la scuola offra a tutti i cittadini della Nazione le stesse opportunità di accedere alla CULTURA (nel senso più ampio che questa parola può avere), indipendentemente dalla Regione in cui si è nati e si vive.
Crediamo sia arrivato il momento di far seguire i fatti alle dichiarazioni di principio: se davvero crediamo che la scuola è un’Istituzione fondamentale, in quanto ad essa spetta il compito di formare i cittadini di domani, si mostri nei suoi confronti il rispetto e l’attenzione che merita, sia quando su di essa si legifera, sia quando si decide quali risorse destinarle.
Pensiamo sia urgente e indispensabile avviare una riflessione seria e profonda al fine di delineare il profilo che la scuola deve avere nella società di oggi; se decidiamo che la scuola ha il solo compito di "acculturare" (nel senso più stretto del termine, quasi il vecchio leggere- scrivere-far di conto) i bambini e i ragazzi, da ciò discenderà un certo tipo di organizzazione (tempi e modi) e un certo tipo di "docente".
Se decidiamo che la scuola ha il compito di formare integralmente la persona, dobbiamo pensare ad essa in modo diverso; la scuola diventerebbe un’agenzia educativa dove operano figure diverse di professionisti, l’insegnante tradizionale dovrebbe essere affiancato da nuove professionalità: docenti di lingue (veri docenti di lingue), docenti di discipline sportive (con uno spazio ben più ampio delle due ore settimanali di "attività motorie"…), musicali, artistiche…, con conseguente ampliamento del tempo-scuola.
Pensiamo sia definitivamente finito il tempo del super-docente unico e tuttologo, la nostra società è troppo complessa per un "maestro" di questo tipo.
Pensiamo anche che questa molteplicità di figure abbia bisogno di un coordinatore efficace, garante delle qualità del servizio, con una forte e buona preparazione pedagogica: pensiamo al Dirigente Scolastico, lo vorremmo fuori dal ruolo di Dirigente d’azienda in cui ora si trova.
La scuola non è un’azienda è un’Istituzione; non produce profitti ma cultura e formazione, non ha bisogno di un dirigente-burocrate, ma di un dirigente coordinatore, che abbia il tempo di stare sul campo.
Pensiamo anche che la scuola abbia bisogno di risorse, di spazi idonei, di attrezzature e sussidi, di personale stabile.
Riteniamo importante che la famiglia sia informata e partecipe, ma pensiamo sia giusto che essa agisca entro i limiti delle sue competenze: certe decisioni, che richiedono "cognizione di causa", cioè preparazione professionale, devono rimanere appannaggio dei docenti.
Per quanto riguarda nello specifico la scuola dell’infanzia vorremmo che venisse riconosciuto il suo valore di esperienza fondante nella maturazione dei bambini e dei ragazzi: la scuola dell’infanzia, lo ripetiamo ancora una volta, è cosa diversa dai "servizi all’infanzia", e non si può agire su di essa per cambiarne la natura e renderla idonea a rimediare alla carenza di servizi sociali.
Vorremmo che, per una volta, ci si mettesse "nei panni" del bambino: otto ore di scuola sono tante, corrispondono alla giornata lavorativa di un adulto. Non si può pensare che i bambini di due anni e mezzo (e nemmeno di tre…) abbiano "bisogno" di passare tutto questo tempo fuori dall’ambiente familiare, soprattutto se questo ambiente non è idoneo ad accoglierli, né dal punto di vista logistico, né dalla dotazione di arredi e sussidi, né dal numero di adulti che dovrebbe assicurare un tempo scuola di qualità dall’ingresso all’uscita.
Ci piacerebbe che, prima di abbassare l’età di ingresso, si agisse per permettere a tutti i bambini, di tutto il territorio Nazionale di frequentare la scuola dell’Infanzia.
Semplicemente istituendo le scuole dell’Infanzia dove mancano del tutto o dove non bastano ad accogliere tutti i bambini per i quali viene chiesta l’iscrizione.
E se davvero si pensa che la scuola dell’infanzia sia importante, che li si gettino le basi per costruire gli uomini e le donne del domani, allora perché lasciare che sia la famiglia a decidere (quando ne ha l’opportunità…) se il proprio figlio avrà o no la possibilità di frequentarla?
Se davvero la scuola è un diritto per tutti i cittadini, perché lasciare che diventi un privilegio per alcuni?
Vorremmo infine che a questa scuola, che nei suoi "primi quarant’anni" ha dato prova di essere forse il settore più vitale dell’intero sistema – istruzione, venisse garantito il diritto di continuare a crescere, di evolversi naturalmente, di fare ricerca e sperimentazione, senza interventi estranei e devastanti e senza altro obiettivo che essere sempre di più la PRIMA SCUOLA di tutti i bambini.
Tramatza 8/5/2006
La Responsabile Regionale
Elena Aroffu
Le Componenti della Consulta Regionale
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