Su l'UNIONE. "Nel pianeta scuola la famiglia non conta". Un intervento del Dott. Gabriele Uras a margine della Conferenza Regionale per la Scuola.
(pubblicato su "L'UNIONE SARDA" giovedì 11 ottobre)
CONFERENZA REGIONALE PER LA SCUOLA
Culture, scuole, persone
La Conferenza sulla scuola realizzata di recente a Cagliari dall’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione aveva come fine quello di favorire una “riflessione collettiva e la condivisione delle future strategie d’intervento per affermare il pieno diritto all’istruzione ... delle cittadine e dei cittadini della Sardegna” e contribuire “alla definizione dei contenuti operativi del piano triennale dell’istruzione”.
Sono stati proposti all’attenzione dei partecipanti cinque temi: il luoghi della scuola, i tempi della scuola, le età della vita, mobilità e pendolarismo, integrazioni dell’ offerta formativa, ognuno articolato in sottotemi, ciascuno di questi affidato ad un focus group. Le sintesi dei lavori di gruppo sono state poi riportate in assemblea, dopo di che l’Assessora Maria Antonietta Mongiu ha tratto le conclusioni della giornata. Non prima, tuttavia, di avere affermato che questa Conferenza non doveva essere intesa come un punto di arrivo, ma come l’avvio di un percorso di riflessione e di approfondimento sui problemi della scuola sarda, da sviluppare in futuro nel territorio e con tutti i soggetti interessati alla sua crescita e al suo miglioramento.
Sullo svolgimento della Conferenza è possibile formulare alcune brevi considerazioni critiche.
Le prime riguardano il metodo scelto per consentire ai partecipanti di approfondire le questioni presentate e di elaborare eventuali proposte. Ciascun gruppo era coordinato da un facilitatore, responsabile dell’osservanza delle regole proprie della tecnica di ricerca adottata, ma non necessariamente a conoscenza della materia trattata, mentre un esperto conoscitore della materia doveva seguire, attento ma silente, l’andamento della discussione e redigere la sintesi finale.
Vista la serietà e la perizia tecnica dei facilitatori, è da ritenere che le regole di conduzione dei gruppi siano state puntualmente osservate. Ma la correttezza metodologica non garantisce di per sé l’attendibilità dei risultati, che dipende anche dalla tipologia delle tematiche presentate, dall’ampiezza delle questioni proposte e delle divergenze possibili, e da altre cose ancora.
Infatti qualche perplessità la desta anche la scelta dei temi, che ha collocato ai margini la figura del docente, che invece mai è stata così centrale come in questa fase della vita della scuola e del dibattito che la riguarda. Essa è stata oggetto di attenzione solo a margine di altre questioni; ad esempio, di quella relativa alla mobilità e al pendolarismo. Silenzio, o quasi, sulla “insularità”, geografica e culturale, del docente della scuola sarda, sulle gravi limitazioni alla sua mobilità, non quella riferita al trasferimento di sede o di cattedra, ma quella relativa alla possibilità di vivere esperienze di aggiornamento professionale nella Penisola e di scambio con le altre realtà dell’Italia pedagogica e scolastica. Limitazioni che si aggiungono al languire di valide e diffuse iniziative locali di formazione in servizio.
Altra grande assente è stata, ad avviso di qualcuno, la famiglia, tema più volte sfiorato dai relatori, ad esempio quando è stato richiamato il fenomeno del bullismo o quando si è parlato di educazione degli adulti, ma mai presa direttamente in considerazione come uno tra gli argomenti più complessi e delicati del dibattito odierno sull’educazione e sulla scuola.
Il sottotema della identità, autonomia e cultura del curricolo, non è stato presentato in assemblea, per la sopravvenuta indisponibilità di un relatore. Peccato. Era quello più specificamente riferibile alla realtà della Sardegna, dove il bisogno di autonomia incrocia il tema dell’identità ed entrambi si aggrovigliano nei percorsi del curricolo. Dove l’identità, che può indurre staticità e significare conservazione, deve sposarsi con l’innovazione, secondo modalità professionalmente valide e feconde.
Al centro della sala congressi campeggiava un pannello recante una frase di Don Milani: LA SCUOLA SIEDE TRA PASSATO E FUTURO E DEVE TENERLI PRESENTI ENTRAMBI. Sembrava scritta apposta per noi sardi, dilemmaticamente sospesi tra i richiami dell’identità e le esigenze del cambiamento.
Dott. Gabriele Uras
Ispettore Tecnico MPI in pensione
già Presidente IRRE
CONFERENZA REGIONALE PER LA SCUOLA
Culture, scuole, persone
La Conferenza sulla scuola realizzata di recente a Cagliari dall’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione aveva come fine quello di favorire una “riflessione collettiva e la condivisione delle future strategie d’intervento per affermare il pieno diritto all’istruzione ... delle cittadine e dei cittadini della Sardegna” e contribuire “alla definizione dei contenuti operativi del piano triennale dell’istruzione”.
Sono stati proposti all’attenzione dei partecipanti cinque temi: il luoghi della scuola, i tempi della scuola, le età della vita, mobilità e pendolarismo, integrazioni dell’ offerta formativa, ognuno articolato in sottotemi, ciascuno di questi affidato ad un focus group. Le sintesi dei lavori di gruppo sono state poi riportate in assemblea, dopo di che l’Assessora Maria Antonietta Mongiu ha tratto le conclusioni della giornata. Non prima, tuttavia, di avere affermato che questa Conferenza non doveva essere intesa come un punto di arrivo, ma come l’avvio di un percorso di riflessione e di approfondimento sui problemi della scuola sarda, da sviluppare in futuro nel territorio e con tutti i soggetti interessati alla sua crescita e al suo miglioramento.
Sullo svolgimento della Conferenza è possibile formulare alcune brevi considerazioni critiche.
Le prime riguardano il metodo scelto per consentire ai partecipanti di approfondire le questioni presentate e di elaborare eventuali proposte. Ciascun gruppo era coordinato da un facilitatore, responsabile dell’osservanza delle regole proprie della tecnica di ricerca adottata, ma non necessariamente a conoscenza della materia trattata, mentre un esperto conoscitore della materia doveva seguire, attento ma silente, l’andamento della discussione e redigere la sintesi finale.
Vista la serietà e la perizia tecnica dei facilitatori, è da ritenere che le regole di conduzione dei gruppi siano state puntualmente osservate. Ma la correttezza metodologica non garantisce di per sé l’attendibilità dei risultati, che dipende anche dalla tipologia delle tematiche presentate, dall’ampiezza delle questioni proposte e delle divergenze possibili, e da altre cose ancora.
Infatti qualche perplessità la desta anche la scelta dei temi, che ha collocato ai margini la figura del docente, che invece mai è stata così centrale come in questa fase della vita della scuola e del dibattito che la riguarda. Essa è stata oggetto di attenzione solo a margine di altre questioni; ad esempio, di quella relativa alla mobilità e al pendolarismo. Silenzio, o quasi, sulla “insularità”, geografica e culturale, del docente della scuola sarda, sulle gravi limitazioni alla sua mobilità, non quella riferita al trasferimento di sede o di cattedra, ma quella relativa alla possibilità di vivere esperienze di aggiornamento professionale nella Penisola e di scambio con le altre realtà dell’Italia pedagogica e scolastica. Limitazioni che si aggiungono al languire di valide e diffuse iniziative locali di formazione in servizio.
Altra grande assente è stata, ad avviso di qualcuno, la famiglia, tema più volte sfiorato dai relatori, ad esempio quando è stato richiamato il fenomeno del bullismo o quando si è parlato di educazione degli adulti, ma mai presa direttamente in considerazione come uno tra gli argomenti più complessi e delicati del dibattito odierno sull’educazione e sulla scuola.
Il sottotema della identità, autonomia e cultura del curricolo, non è stato presentato in assemblea, per la sopravvenuta indisponibilità di un relatore. Peccato. Era quello più specificamente riferibile alla realtà della Sardegna, dove il bisogno di autonomia incrocia il tema dell’identità ed entrambi si aggrovigliano nei percorsi del curricolo. Dove l’identità, che può indurre staticità e significare conservazione, deve sposarsi con l’innovazione, secondo modalità professionalmente valide e feconde.
Al centro della sala congressi campeggiava un pannello recante una frase di Don Milani: LA SCUOLA SIEDE TRA PASSATO E FUTURO E DEVE TENERLI PRESENTI ENTRAMBI. Sembrava scritta apposta per noi sardi, dilemmaticamente sospesi tra i richiami dell’identità e le esigenze del cambiamento.
Dott. Gabriele Uras
Ispettore Tecnico MPI in pensione
già Presidente IRRE
Etichette: gabriele uras, irre, stampa
0 Comments:
Posta un commento
<< Home