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martedì 19 febbraio 2008

A proposito del bando del Concorso a posti di Dirigente Tecnico. Un intervento del Dott. Gabriele Uras.

Pubblicato su ScuolaOggi.org

Il recente bando del concorso a 145 posti di dirigente tecnico presso il Ministero della Pubblica Istruzione ha portato alla ribalta delle cronache scolastiche una questione da tempo trascurata e quasi dimenticata: quella della funzione ispettiva tecnica della scuola. Maurizio Tiriticco e Giuseppina Milani ne hanno lamentato l’evoluzione verso qualcosa di profondamente diverso dal profilo disegnato dalle norme che l’avevano introdotta,

la Legge delega del 31 luglio 1973, e il Decreto L.vo 16 aprile 1994 n. 297, che aveva recepito il relativo Decreto delegato, il DPR n. 417/74. Ed hanno delineato le tappe di questa evoluzione, che è tale dal punto di vista di chi l’ha ispirata e guidata, la burocrazia ministeriale, mentre è una vera e propria involuzione agli occhi di chi osserva i processi con gli occhi dell’esperto di cose scolastiche, che sono altro dalle cose dell’amministrazione.

Non capisco lo stupore di chi non si aspettava un bando declinato sul giuridico, sull’amministrativo e sul contabile, e privo della dimensione culturale tradizionalmente propria della funzione ispettiva tecnica dentro la scuola. Dovevamo stupirci prima. Conveniva sollevare la questione già da quando, e un po’ alla volta, cominciarono ad essere manomessi i connotati delle figure tecniche all’interno del sistema scolastico, a partire da quella del dirigente. O quando cominciarono a prendere corpo e ad entrare nella prassi le irruzioni dei funzionari amministrativi in campi tradizionalmente, e per loro natura, propri dei tecnici (dirigenti e ispettori), come la ricerca e l’aggiornamento. E ancora quando, dopo essere diventati dirigenti tecnici, gl’ispettori poterono notare, e molti purtroppo con incauto orgoglio, che nella prassi il sostantivo lentamente oscurava l’aggettivo e, grazie a questo slittamento di significato, acquistavano spazio e credito logiche gerarchiche che limitavano la loro autonomia di esperti professionali al servizio della scuola, dei dirigenti e dei docenti nonché della ricerca educativa.

Nelle periferie scolastiche regionali, e non solo nelle periferie, il principio di fungibilità, secondo il quale l’amministrativo poteva surrogare efficacemente il tecnico, era elevato a criterio organizzativo e di attribuzione dei compiti e delle responsabilità. Ed a questo punto la funzione ispettiva evaporava e scompariva insieme alla specificità che la definiva. E intanto veniva avanti un’idea di dirigenza scolastica il cui profilo progressivamente si riduceva alla mera funzione del dirigere scissa dalle materie e dai contenuti che la specificavano e la rendevano concreta e reale. A quel punto, le premesse teoriche per l’eliminazione della cultura e della pedagogia dal profilo professionale dell’ispettore c’erano tutte, e il bando di concorso non poteva disattendere le intervenute novità. A quel punto, nemmeno il Ministro Fioroni poteva farci nulla. Posto che la questione gl’interessasse, ed è lecito avere al riguardo qualche rispettoso dubbio.

Or dunque, che fare di una funzione ispettiva tecnica ridotta a poco più di un’idea platonica, ad una cosa liquida, come direbbe Bauman? Non è alle viste il demiurgo che la faccia rivivere. Né serve riporre le speranze su di una gestione intelligente e saggia delle complesse procedure valutative del concorso. Una buona commissione formata da soggetti culturalmente forti potrebbe correggere in itinere un programma concorsuale culturalmente anemico. Ma anche ammettendo il miracolo, e cioè che dalle pietre scaturiscano figli ad Adamo (cito a memoria un’espressione famosa), vogliamo provare ad immaginare quale sarebbe la loro vita professionale? Un piccolo esercito di 145 stranieri nella scuola italiana di oggi, 145 frustrati della funzione ispettiva tecnica.

Siamo realisti, tristemente tali, inutilmente saggi. Occorrerà forse che si scenda ancora un po’ più in basso nel percorso verso l’insignificanza pedagogica e culturale, per trovare nel fondo la volontà di risalire.

Gabriele Uras
ex Dirigente Tecnico Ministero P.I.
già Presidente IRRE Sardegna

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