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martedì 1 aprile 2008

IL MERITO DEGLI INSEGNANTI E QUELLO DEGLI ALTRI

Secca la risposta di Francesco Scrima agli intellettuali del "Gruppo di Firenze" che propongono di "cancellare questa scuola perché farebbe acqua da tutte le parti".

Sono gli stessi accademici che, con una lettera aperta ai partiti e ai candidati, mercoledì scorso, in un liceo della Capitale, hanno chiesto che "la vita della scuola va ispirata ai criteri di merito e di responsabilità prendendo le distanze da decenni di falso egualitarismo e di buonismo".

Affermazioni forti, contro l'attuale sistema scolastico, il personale e una categoria che vive la scuola in prima linea.

Un attacco che la Cisl non ha gradito."Dovrebbero essere più cauti questi professori e intellettuali - ha detto Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - perché, in caso contrario, dovrebbero prima spiegarci come hanno raggiunto il loro stato professionale".

Sui principi di merito, carriera e valutazione si può e si deve discutere ma non è corretto né giudicare, in modo generico, gli oltre 700 mila insegnanti della scuola italiana, né applicare la meritocrazia soltanto alla scuola e non anche all'università e alla politica.

E' un dato di fatto che, sulle pagine dei giornali, gli insegnanti della scuola sono trattati come cirenei, come eroi e fannulloni.

Ma, al di là delle false e vere rappresentazioni, il problema è un altro. E cioè che "la categoria degli insegnanti è profondamente insoddisfatta - ha sottolineato Scrima - vive una grave crisi di identità professionale e non può essere liquidata come incapace da un gruppetto di universitari che è fuori dalla scuola da trent'anni".

Senza dimenticare che il rinnovo contrattuale è arrivato con due anni di ritardo e che, nell'ultima Finanziaria, sono stati stanziati appena 8 euro lordi a lavoratore.

Ma la Cisl è pronta a parlare di merito, carriera e valutazione dei docenti. Lo ha già fatto con il contratto. L'articolo 22 pone le condizioni per affrontare questi temi ma non si sono fatti passi avanti perché non c'erano le risorse aggiuntive necessarie e, comunque, anche se il ministero stanziasse le risorse, l'Invalsi, l'ente preposto a stilare le griglie di valutazione, non è stato finora in grado di farlo.

Secondo la Cisl Scuola, l'approccio è sbagliato perché "le riforme devono essere condivise, servono a cambiare quel che non funziona e vanno fatte fare a chi lavora in prima linea nella scuola, non da quattro saggi chiusi nelle stanze".

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