Incontro con il Ministro Gelmini: nelle nostre osservazioni il senso della nostra partecipazione
Ad oggi non abbiamo nessuna anticipazione sulle misure e le procedure che il Governo e il Ministro intendono adottare per realizzare le economie di sistema previste, ma gli elementi già contenuti per linee generali nel dl 112 sono tali da ritenere che il confronto risulterà particolarmente difficile.
Di seguito le osservazioni generali che daranno significato alla nostra partecipazione.
Le stesse osservazioni saranno pubblicate su Conquiste del lavoro (Quotidiano della CISL) di domani 6 agosto.
SFIDA SUL PROGETTO
E’ possibile confrontarsi con il Governo sulle misure introdotte dal decreto legge 112 sulla (contro) la scuola? La domanda preliminare da cui muoversi è: qual è il progetto di scuola che ha questo Governo?
Al di là delle dichiarazioni e degli intenti espressi dal Ministro Gelmini, l’idea sulla scuola di questo esecutivo sembra essere quella di un terreno di caccia in cui razziare risorse per mostrarsi determinato, veloce ed efficiente nel tagliare la spesa pubblica. Ma così facendo, millantando la volontà di abbassare per tutti il livello di tassazione, introduce la più pesante e iniqua tassa che si possa immaginare: una tassa sul futuro, una tassa sulle fasce più deboli e meno protette.
I tagli che verranno dall’applicazione del 112 non sono razionalizzazioni, sono dismissioni del sistema pubblico di istruzione e scomparsa della scuola in parti significative del Paese. Poiché non è pensabile che si possa insegnare in classi con più di venticinque-trenta alunni (non basterebbe il timore del sette in condotta e comunque l’apprendimento che vogliamo non si può avere con una didattica da scule-madrasse), l’unica soluzione diventa quella di chiudere le scuole dei piccoli Comuni. Ma così non si tagliano le scuole, si distruggono le comunità. In Italia i Comuni fino a 5.000 abitanti sono 5.756, il 71% del totale.
Il problema a questo punto non riguarda la scuola e il suo personale, riguarda queste comunità e l’intera struttura civile del Paese. Saremo un Paese desertificato; forse avremo il ponte sullo stretto, ma sarà smantellata l’infrastruttura che più conta per una società della conoscenza.
Un conto è razionalizzare, un conto destrutturare: razionalizzare è utilizzare al meglio le risorse e dare qualità al sistema, destrutturare è abbattere e lasciare macerie o il vuoto. Almeno a partire dalla pubblicazione del Quaderno Bianco del settembre 2007 noi abbiamo raccolto la sfida della razionalizzazione e con l’Intesa per un’azione pubblica a sostegno della conoscenza del 27 giugno 2007 avevamo avviato un dialogo costruttivo. Il punto fondamentale per migliorare la scuola e spendere bene i soldi che il Paese vi investe è quello di avviare, entro un preciso quadro di governo nazionale, un sistema territoriale di programmazione, un sistema che va disegnato bene e opportunamente sperimentato coinvolgendo, insieme alle scuole, le Regioni e gli Enti locali. La nostra rete scolastica è migliorabile, ma occorre partire, oltre che con puntuali analisi di possibili e sostenibili accorpamenti, anche con seri piani di ammodernamento degli edifici, ampliamento delle aule, investimenti in tecnologia didattica, riqualificazioni professionali per migliorare la formazione e la composizione delle cattedre. Se non si conoscono e non si lavora sui contesti territoriali e strutturali e se non si graduano nel tempo le operazioni conseguenti, non si attivano responsabilità, non si fa sviluppo e non si fa neanche economia; si fa terra bruciata. Dunque quello che si propone con il dl 112 non è né accettabile in termini di diritti di cittadinanza e di equità, né efficace in termini di risultati economici. Insegnare meno e insegnare a meno non è il modo migliore per rispondere alle emergenze educative e ai deficit di apprendimento che si lamentano.
La scure con cui ci si accanisce sul sistema scolastico non risparmia niente e nessuno. Con l’Autonomia le scuole hanno moltiplicato i loro impegni e i loro compiti. Questo ha ripercussioni importanti anche sui servizi amministrativi, tecnici e ausiliari che garantiscono il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Anche qui o si propongono e si sostengono nuovi modelli organizzativi o si va nel caos.
Torniamo alle osservazioni di partenza: la sfida che accettiamo e l’unico confronto da cui si può partire riguarda l’idea di scuola e gli strumenti necessari a realizzare una buona scuola per il Paese. E’ per questa sfida di idee che metteremo in campo tutti gli strumenti e tutte le alleanze utili. La scuola è un problema per tutto il Paese, non solo per gli insegnanti e per gli altri operatori del servizio. E il problema non sta soltanto nella voce di spesa, ma anche e prima in voci come: dispersione, abbandoni, disuguaglianze, strutture e strumenti fatiscenti, disinvestimento sociale, solitudine degli insegnanti, umilianti condizioni di lavoro, svalutazione delle professionalità esistenti. O tutto questo si affronta in modo unitario, coerente e concreto come abbiamo sempre fatto e facciamo come Cisl e Cisl Scuola o si fa finzione, demagogia, danno. Il nostro primo obiettivo è smascherare questo per aprire delle partite vere e serie.
Francesco Scrima
Segretario Generale Cisl Scuola
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