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mercoledì 7 ottobre 2009

Rimodulazione dell'accordo Baire-Gelmini. Un intervento di Gabriele Uras pubblicato su l'UNIONE SARDA

Il Presidente Cappellacci ha chiesto al ministro Gelmini di rivedere l’accordo sottoscritto il 31 luglio con l’assessore Baire, ed è, per diversi motivi, una buona notizia. In primo luogo perché l’intesa contiene clausole di difficile attuazione nei tempi ristretti richiesti dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. In secondo luogo perché le modalità d’intervento in essa prefigurate risultano superate dalle determinazioni assunte dal Governo successivamente a tale data. In altre parole, la Regione sarda, volendo bruciare le tappe, ha chiuso la trattativa prima che fossero esplorate altre possibili soluzioni al problema che si vuole affrontare, quello di trovare qualche efficace rimedio, ancorché temporaneo, alla grave emergenza occupazionale riguardante il personale precario, docente e ATA che, a causa della riduzione degli organici, non potrà ottenere il rinnovo dell’incarico per l’anno scolastico 2009/10.

In terzo luogo, perché il testo sottoscritto dal ministro e dall’assessore contiene qualche passaggio a dir poco curioso, come quello ove si prevede che il personale retribuito coi fondi messi a disposizione dalla Regione dovrà essere impiegato in via continuativa nella realizzazione delle iniziative progettuali sperimentali, fatta salva la necessità di utilizzarlo per la copertura di supplenze brevi e saltuarie che si rendessero necessarie nella scuola di assegnazione. Ora, posto che le supplenze brevi e saltuarie hanno la caratteristica di essere imprevedibili sia nella decorrenza sia nella durata (certe supplenze sono inizialmente brevi e poi diventano lunghe, dipende dallo stato di salute dell’assente o da altre imprevedibili circostanze), questa prospettiva mal si concilia con l’impegno nelle iniziative progettuali programmate dalla scuola. Come si fa a mobilitare i docenti per la predisposizione di uno o più progetti e poi interromperne la realizzazione se accade che uno o più docenti della medesima contraggono, ad esempio, l’influenza? Con questo modo di procedere, anche le iniziative sperimentali andrebbero incontro, anch’esse, ad una inevitabile precarietà. Evidentemente chi ha confezionato il testo dell’accordo si è distratto, non ha letto bene o non ha capito, il che può capitare, ma non bisogna farne carico al ministro o all’assessore, che sono dei politici e in quanto tali rispondono delle scelte generali, non dei dettagli tecnici delle intese che per ragioni istituzionali convalidano con la propria firma. Esistono per questo altre figure, che forse non hanno prestato sufficiente attenzione al significato delle parole.

Le ragioni della distrazione vanno forse rinvenute in un altro punto dell’accordo, quello dove il ministero, relativamente alle scuole destinatarie dei progetti, s’impegna a mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie. Ciò può avere dato l’impressione che anche lo Stato s’impegnava a tirare fuori i quattrini, se non fosse che vi è tenuto per legge, e che, stando alla lettura del documento, ciò accadrebbe solo nel caso in cui non fossero sufficienti alla bisogna i docenti retribuiti coi fondi della Regione.

Le manchevolezze sopra rilevate sono piuttosto gravi, ma occorre tenere conto della complessità della materia e del carattere emergenziale degl’interventi. Tra gli elementi che definiscono questa complessità salta agli occhi lo scarto tra le ambiziose finalità dell’accordo e il limitato orizzonte temporale degl’interventi previsti, equivalente ad un solo anno, e nemmeno intero. Le finalità consistono nell’ampliamento dell’offerta formativa mirata alla lotta contro la dispersione e allo sviluppo del capitale umano, senza escludere la formazione del personale e la promozione di nuove metodologie capaci di rendere più “attrattivo” l’apprendimento. Le risorse sono costituite da alcune centinaia di precari richiamati in servizio con “regole d’ingaggio”che abbiamo visto essere incerte e confuse.

La rimodulazione dell’accordo, anche alla luce del D.L. del 25 settembre n.134, e secondo criteri concordati con le altre Regioni, potrà semplificare il quadro, senza inseguire traguardi troppo ambiziosi, visto che siamo nell’emergenza. Se si riuscisse a risolvere il problema occupazionale senza procurare disagio alle scuole, e magari con qualche vantaggio, i soldi messi a disposizione dalla Regione sarda non sarebbero spesi male.

Gabriele Uras
Dirigente Tecnico MIUR in quiescenza
già Presidente IRRE Sardegna

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