Dal CNEL l’VIII Rapporto sugli indici di integrazione sociale degli stranieri nel nostro Paese
La migliore integrazione sociale degli stranieri è nel Friuli Venezia Giulia.In data odierna è stato presentato dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’“VIII Rapporto sugli indici di integrazione sociale degli stranieri in Italia” con riferimento all’anno 2009.
Il Rapporto ("condensato" dagli autori anche in una specifica sintesi) ha inteso misurare il grado di attrattività che province, regioni e grandi aree nazionali esercitano sulla popolazione straniera, nonché il livello complessivo di inserimento sociale e occupazionale degli immigrati.
Attrattività territoriale
Tra le Regioni il grado maggiore di attrattività viene esercitato dalla Lombardia che con un indice di 86.2 su scala da 1 a 100 supera di gran lunga i contesti che seguono: Veneto 79.5; Emilia Romagna 79.0; Lazio 73.9.
L’equivalente della Lombardia, tra le province, è Prato con attrattività pari a 84.4 su scala centesimale, seguita da Brescia (71.2) e Milano (70.9).
Gli indicatori che hanno concorso a costruire questo valore sono:
•l’incidenza in percentuale sulla popolazione residente complessiva;
•il numero medio di stranieri residenti per Kmq;
•la ricettività migratoria;
•la percentuale di minori tra la popolazione straniera residente riferita ai minori;
•la percentuale di famiglie residenti con almeno un componente straniero.
Indice di inserimento sociale
Le migliori condizioni complessive di inserimento sociale degli immigrati si registrano significativamente in quattro regioni medio-piccole: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche e Trentino Alto-Adige a conferma che le condizioni migliori si realizzano in contesti socio-urbanistici e amministrativi di ridotta estensione.
Anche per questo indice sono stati utilizzati cinque rilevatori:
•l’accessibilità al mercato immobiliare;
•l’istruzione liceale (ovvero un tipo di scuola che non è direttamente orientata all’inserimento nel mondo del lavoro e che in linea di principio presuppone la continuazione degli studi, rivelando un inserimento sociale consolidato e avanzato);
•la percentuale di permessi di soggiorno per motivi di famiglia e di lavoro;
•il numero medio di naturalizzati ovvero l’acquisizione di cittadinanza per residenza legale e continuativa di almeno 10 anni;
•la percentuale di famiglie il cui capofamiglia è straniero.
Indice di inserimento occupazionale
La Toscana (69.7), l’Emilia Romagna (69.6) e il Friuli Venezia Giulia (69.5) sono le regioni che hanno sensibilmente distaccato in questo contesto i tradizionali poli lavorativi di Lombardia (64.5), Veneto (63.8), Lazio (63.2) e Piemonte (62.7).
Questo indice è pari al 79.4 nella provincia di Reggio Emilia, al 78.5 nella provincia di Prato e al 74.0 nella provincia di Trieste.
Gli indicatori utilizzati sono stati:
•l’impiego della manodopera immigrata;
•la capacità di assorbimento del mercato lavorativo;
•il reddito;
•la tenuta occupazionale femminile;
•il lavoro in proprio.
L’indice sintetico finale attribuisce al Friuli Venezia Giulia il valore più alto, seguito da Toscana ed Umbria.
Il Rapporto ("condensato" dagli autori anche in una specifica sintesi) ha inteso misurare il grado di attrattività che province, regioni e grandi aree nazionali esercitano sulla popolazione straniera, nonché il livello complessivo di inserimento sociale e occupazionale degli immigrati.
Attrattività territoriale
Tra le Regioni il grado maggiore di attrattività viene esercitato dalla Lombardia che con un indice di 86.2 su scala da 1 a 100 supera di gran lunga i contesti che seguono: Veneto 79.5; Emilia Romagna 79.0; Lazio 73.9.
L’equivalente della Lombardia, tra le province, è Prato con attrattività pari a 84.4 su scala centesimale, seguita da Brescia (71.2) e Milano (70.9).
Gli indicatori che hanno concorso a costruire questo valore sono:
•l’incidenza in percentuale sulla popolazione residente complessiva;
•il numero medio di stranieri residenti per Kmq;
•la ricettività migratoria;
•la percentuale di minori tra la popolazione straniera residente riferita ai minori;
•la percentuale di famiglie residenti con almeno un componente straniero.
Indice di inserimento sociale
Le migliori condizioni complessive di inserimento sociale degli immigrati si registrano significativamente in quattro regioni medio-piccole: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche e Trentino Alto-Adige a conferma che le condizioni migliori si realizzano in contesti socio-urbanistici e amministrativi di ridotta estensione.
Anche per questo indice sono stati utilizzati cinque rilevatori:
•l’accessibilità al mercato immobiliare;
•l’istruzione liceale (ovvero un tipo di scuola che non è direttamente orientata all’inserimento nel mondo del lavoro e che in linea di principio presuppone la continuazione degli studi, rivelando un inserimento sociale consolidato e avanzato);
•la percentuale di permessi di soggiorno per motivi di famiglia e di lavoro;
•il numero medio di naturalizzati ovvero l’acquisizione di cittadinanza per residenza legale e continuativa di almeno 10 anni;
•la percentuale di famiglie il cui capofamiglia è straniero.
Indice di inserimento occupazionale
La Toscana (69.7), l’Emilia Romagna (69.6) e il Friuli Venezia Giulia (69.5) sono le regioni che hanno sensibilmente distaccato in questo contesto i tradizionali poli lavorativi di Lombardia (64.5), Veneto (63.8), Lazio (63.2) e Piemonte (62.7).
Questo indice è pari al 79.4 nella provincia di Reggio Emilia, al 78.5 nella provincia di Prato e al 74.0 nella provincia di Trieste.
Gli indicatori utilizzati sono stati:
•l’impiego della manodopera immigrata;
•la capacità di assorbimento del mercato lavorativo;
•il reddito;
•la tenuta occupazionale femminile;
•il lavoro in proprio.
L’indice sintetico finale attribuisce al Friuli Venezia Giulia il valore più alto, seguito da Toscana ed Umbria.
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