Pronta, netta reazione del Segretario Generale CISL Scuola alle affermazioni dell’On.le Bossi. Dichiarazione di F. Scrima
Attenzione: la scuola è una cosa seria!
No alle affermazioni di Bossi
La CISL Scuola esprime indignazione per le parole di scherno e di minaccia che un autorevole esponente del Governo Nazionale oltre che leader di un importante partito di maggioranza ha avuto nei confronti dei docenti “meridionali”, parole che offendono ed umiliano l’intero sistema scolastico del Paese.
Nessun docente, infatti, in qualsiasi scuola operi e qualsiasi sia la sua provenienza geografica, si è mai permesso di “martoriare” gli alunni affidatigli, lasciandosi condizionare – in sede di valutazioni – da elementi estranei alla considerazione dei risultati da ciascuno raggiunti.
Pur nel doveroso rispetto delle opinioni espresse oggi da alcuni politici, non condividiamo neanche quanti hanno tentato di minimizzare l’episodio ascrivendolo al colorito stile comunicativo cui spesso l’On.le Bossi fa ricorso.
La scuola e la condizione professionale degli insegnanti sono questioni troppo serie e cruciali per i destini della Nazione perché se ne possa parlare con la superficialità e la finta leggerezza di una boutade che rischia di minare l’unità nazionale per la cui realizzazione la scuola ha fornito un prezioso e insostituibile contributo.
Chi vorrebbe utilizzare il federalismo quale strumento di balcanizzazione del sistema scolastico, di fatto vuole rinnegare la scuola della Costituzione, quella cioè che garantisce, in sinergia con le competenze delle Regioni e delle Autonomie Locali, nel rispetto del principio di sussidiarietà, l’unità culturale del Paese quale fondamento della nostra comune identità nazionale.
Chi reclama che alle Regioni del Nord l’insegnamento venga affidato esclusivamente a docenti di quelle stesse aree territoriali, dovrebbe coerentemente pretendere, e nulla esclude che siano intenzionati a farlo, che lo stesso criterio “autoctono” venga esteso ai Carabinieri, alla Polizia, ai Magistrati che, come i Docenti, assicurano servizi fondamentali costituzionalmente garantiti.
Saremmo al parossismo istituzionale e ci colpisce il fragoroso silenzio dei tanti ed autorevoli editorialisti, che in questi ultimi tempi si sono occupati di scuola con giudizi severi oltre misura, perché intervengano in difesa della scuola della Costituzione e del lavoro di tutti quei docenti del Centro-Sud che in questi decenni hanno consentito alle scuole della “padania” di funzionare regolarmente, quando i giovani di quelle aree economicamente più fortunate hanno preferito altre e più redditizie occupazioni.
Dopo aver espresso il nostro fermo dissenso politico-sindacale sull’esternazione dell’On.le Bossi, ci sia consentito – a sua unica “attenuante” e sperando di non incappare nella censura del Garante della Privacy – sottolineare la singolarità della situazione familiare del leader leghista che vede al suo interno contemporaneamente presenti la “vittima” (il figlio bocciato) e il “carnefice” (la moglie, insegnante del Sud).
Roma, 21 luglio 2008
Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola
No alle affermazioni di Bossi
La CISL Scuola esprime indignazione per le parole di scherno e di minaccia che un autorevole esponente del Governo Nazionale oltre che leader di un importante partito di maggioranza ha avuto nei confronti dei docenti “meridionali”, parole che offendono ed umiliano l’intero sistema scolastico del Paese.
Nessun docente, infatti, in qualsiasi scuola operi e qualsiasi sia la sua provenienza geografica, si è mai permesso di “martoriare” gli alunni affidatigli, lasciandosi condizionare – in sede di valutazioni – da elementi estranei alla considerazione dei risultati da ciascuno raggiunti.
Pur nel doveroso rispetto delle opinioni espresse oggi da alcuni politici, non condividiamo neanche quanti hanno tentato di minimizzare l’episodio ascrivendolo al colorito stile comunicativo cui spesso l’On.le Bossi fa ricorso.
La scuola e la condizione professionale degli insegnanti sono questioni troppo serie e cruciali per i destini della Nazione perché se ne possa parlare con la superficialità e la finta leggerezza di una boutade che rischia di minare l’unità nazionale per la cui realizzazione la scuola ha fornito un prezioso e insostituibile contributo.
Chi vorrebbe utilizzare il federalismo quale strumento di balcanizzazione del sistema scolastico, di fatto vuole rinnegare la scuola della Costituzione, quella cioè che garantisce, in sinergia con le competenze delle Regioni e delle Autonomie Locali, nel rispetto del principio di sussidiarietà, l’unità culturale del Paese quale fondamento della nostra comune identità nazionale.
Chi reclama che alle Regioni del Nord l’insegnamento venga affidato esclusivamente a docenti di quelle stesse aree territoriali, dovrebbe coerentemente pretendere, e nulla esclude che siano intenzionati a farlo, che lo stesso criterio “autoctono” venga esteso ai Carabinieri, alla Polizia, ai Magistrati che, come i Docenti, assicurano servizi fondamentali costituzionalmente garantiti.
Saremmo al parossismo istituzionale e ci colpisce il fragoroso silenzio dei tanti ed autorevoli editorialisti, che in questi ultimi tempi si sono occupati di scuola con giudizi severi oltre misura, perché intervengano in difesa della scuola della Costituzione e del lavoro di tutti quei docenti del Centro-Sud che in questi decenni hanno consentito alle scuole della “padania” di funzionare regolarmente, quando i giovani di quelle aree economicamente più fortunate hanno preferito altre e più redditizie occupazioni.
Dopo aver espresso il nostro fermo dissenso politico-sindacale sull’esternazione dell’On.le Bossi, ci sia consentito – a sua unica “attenuante” e sperando di non incappare nella censura del Garante della Privacy – sottolineare la singolarità della situazione familiare del leader leghista che vede al suo interno contemporaneamente presenti la “vittima” (il figlio bocciato) e il “carnefice” (la moglie, insegnante del Sud).
Roma, 21 luglio 2008
Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola
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