Dolorosa ma inevitabile rottura dei rapporti unitari.
Ciò che era già nell’aria da qualche tempo si è, purtroppo, verificato. La CGIL divide i propri destini da quelli delle organizzazioni sindacali assieme alle quali ha costruito parti importanti della storia di questo Paese. Di questo si tratta, non già del contrario.
Emblematiche la questione del rinnovo del contratto degli statali, da un lato, e, dall’altro quella della riforma del modello contrattuale. Nel primo caso, la CGIL dice no ad un rinnovo contrattuale che, tra l’altro, recupera somme che il governo aveva appena tagliato con il decreto legge 112, ora legge 133, segnando quindi una netta vittoria politica del sindacato che riafferma la forza del momento contrattuale rispetto alla decisione unilaterale del Ministro dell’Economia.
Nel secondo caso, la CGIL sconfessa persino se stessa, avendo essa approvato la riforma del modello contrattuale non troppo tempo fa, a seguito di un’ampia consultazione dei lavoratori, condotta unitariamente assieme a CISL e UIL.
Per quanto riguarda la Scuola, poi, non abbiamo alcun timore di affermare che la grande manifestazione del giorno 30 ottobre, che ha portato a Roma circa un milione di persone contro le misure adottate dal governo, è il frutto della nostra paziente opera di mediazione nei confronti di una FLC CGIL molto più preoccupata di affermare il proprio narcisistico protagonismo che non di costruire una vasta rete di alleanze a supporto delle giuste rivendicazioni della Scuola stessa . Anche nel Lazio, come nel resto del Paese, ci siamo trovati di fronte ad atteggiamenti della FLC CGIL scarsamente unitari, a manipolazioni e distorsioni della realtà che si comprendono solo se si ha consapevolezza delle finalità tutte politiche che animano l’azione CGIL nelle fasi nelle quali si trova a doversi confrontare con un quadro politico che intende rovesciare.
Ciò non di meno, l’attacco portato alla Scuola da parte del governo era tale da non consentire, in quella fase, nessuna divisione, e così ci siamo regolati, come nostro costume.
E, tuttavia, è giunto il momento della chiarezza.
Abbiamo di fronte un governo che, per i numeri di cui dispone, è destinato a durare e, pertanto, riteniamo irresponsabile ghettizzare il movimento sindacale nel girone dantesco della protesta velleitaria e sterile, assieme a quanti sono stati esclusi dalla rappresentanza parlamentare dallo stesso voto popolare.
Non possiamo e non vogliamo accettare la logica che tanto spesso ispira la CGIL, per la quale le uniche alleanze praticabili sono quelle da essa stessa egemonizzate e per la quale la Politica detta i suoi tempi, le sue ragioni, le sue finalità al sindacato.
Questa storia l’abbiamo già vissuta con il taglio della scala mobile. Anche lì, accuse di tradimento e di intesa con il mondo datoriale, ma poi nessun governo, di nessun colore ha mai ripristinato il meccanismo della scala mobile, né la CGIL lo ha mai riproposto. Perché, in realtà, anche in quell’occasione avevamo ragione noi: la scala mobile, amplificando le dinamiche inflazionistiche, non tutelava affatto il potere di acquisto di salari e stipendi, ma, esattamente al contrario, contribuiva a deprimerlo, per la rincorsa reciproca di prezzi e salari. E anche lì la CGIL fece prevalere le ragioni di ordine politico al merito del problema.
Per il bene del Paese e del mondo del lavoro, abbiamo tenuto botta in quell’occasione e lo faremo anche adesso, nella convinzione ostinata che chi ragiona nel merito delle questioni, e non in base a finalità politiche, riceve il riconoscimento del tempo galantuomo.
La CGIL si assume oggi la grave responsabilità di portare i suoi iscritti nell’area del sindacalismo che abbaia alla luna e che si fa vanto di non risolvere alcun problema, pur di conservare una non meglio identificata purezza ideologica.
Noi, comunque, l’aspettiamo laddove siamo soliti stare: accanto agli interessi reali del mondo del lavoro e non già accanto a quelli dell’uno o l’altro schieramento politico.
Prima o poi torneranno.
dal Sito http://www.cislscuolalazio.it/
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