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mercoledì 11 marzo 2009

Luoghi comuni e memoria corta.

Il ministro Brunetta addebita, ancora una volta, una colpa al sindacato: la colpa di aver appiattito e mortificato la condizione professionale dei docenti, abbassandone il prestigio sociale ("Matrix", 10 marzo 2009). A sostegno della sua tesi, ricorda quanto fossero bravi e stimati i suoi insegnanti.

Gli suggeriamo di fare un ulteriore esercizio di memoria, e di andare a verificare quali meccanismi retributivi e di carriera fossero in vigore, all'epoca, per il personale della scuola.

Scoprirà che meccanismi di tipo "premiale", come a lui piace definirli, o anche solo di differenziazione dei trattamenti retributivi, ce n'erano pochi, o non ce n'erano affatto.

Sicuramente ce n'erano meno di quanti ce ne sono oggi, introdotti nel frattempo proprio per scelte fatte in sede di rinnovo dei contratti. Scelte del sindacato, quindi, che spesso ha dovuto pagare qualche scotto per essersene fatto carico.

Senza andare tanto indietro nel tempo, Brunetta vada a rileggersi le cronache degli anni attorno al 2000, quando un accordo sindacale che prevedeva benefici legati al merito fu disdetto, è vero, a seguito di pesanti contestazioni della categoria, che però trovarono anche il forte e unanime sostegno di tutte le forze politiche, di maggioranza o di opposizione, allora presenti in Parlamento. Pronte a denunciare in coro, sdegnate, la mortificante condizione economica dei docenti, per poi dimenticarsene, regolarmente, nel momento delle scelte di bilancio.

Ieri, come oggi.

Demagogia, pressappochismo, rincorsa del facile consenso costano meno, molto meno di un serio impegno di investimento sulla scuola e sulla professionalità di chi ci lavora.

Roma, 11 marzo 2009

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