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sabato 13 giugno 2009

Equity Project (Progetto equità). Un intervento del Dott. Gabriele Uras su l'Unione Sarda di ieri.

Sul Corriere della Sera del 6 giugno si dava notizia di una sperimentazione ideata negli Stati Uniti d’America, denominata Equity Project, Progetto equità, destinata sicuramente a far parlare di sé anche in Italia, perché riecheggia nel titolo un famoso binomio, sempre richiamato negli stanchi dibattiti sul nostro sistema formativo: scuola ed uguaglianza, binomio seducente, benché ormai logoro e banale per l’abuso che da decenni se ne fa ad opera di politici, amministratori e studiosi. Ma equità è qualcosa di più che uguaglianza, perché contiene l’idea di giustizia. Pertanto vale la pena di andare a vedere di che si tratta.

La sperimentazione si fonda sull’assunto che il segreto di una scuola eccellente non sta nella rivoluzione tecnologica, o nelle classi poco numerose, ma nella capacità di utilizzare insegnanti eccellenti retribuiti in proporzione al loro valore. L’eccellenza dei docenti e l’elevata retribuzione, strettamente connesse e interdipendenti, fungono da variabile indipendente, il successo formativo degli allievi è la variabile dipendente.

Per meglio cogliere la connessione tra le due variabili, conviene dare uno sguardo alla situazione sperimentale: gli allievi provengono da un ambiente socialmente depresso e presentano gravi difficoltà nella condotta e negli apprendimenti, i docenti debbono appartenere ad una sorta di élite della cultura e delle conoscenze disciplinari: uno di loro è un concertista affermato, destinato evidentemente ad insegnare la musica e a farla anche amare, altri hanno conseguito la laurea con la lode in prestigiose università o l’hanno già messa a frutto in brillanti esperienze professionali, altri sono in possesso di eccellenti doti come insegnanti, sanno ottenere disciplina e ordine anche dagli allievi più turbolenti, ed amano a tal punto la materia insegnata che riescono a farla amare anche dagli alunni.

La variabile indipendente, ovvero il combinato di eccellenza professionale e adeguata retribuzione, comporta l’investimento di ben 125 mila dollari l’anno a docente, con possibilità di incremento grazie a un premio finale fino ad altri 25 mila. Non è previsto l’impiego di sofisticati strumenti tecnologici, come le lavagne interattive multimediali, che oggi vanno tanto di moda nel nostro Paese. L’INDIRE, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, da qualche tempo trasformato in Agenzia per lo Sviluppo dell’Autonomia (ANSAS), mai darebbe il suo assenso all’attivazione di un simile progetto, dal momento che esso ha la strana pretesa di affidare la didattica ai docenti, alla loro cultura e alla loro perizia professionale, senza software didattici o altri semilavorati dell’insegnamento elaborati in pensatoi lontani dalle aule che ospitano le classi e gl’insegnanti. Eppure sono proprio queste le caratteristiche capaci di conferire validità al progetto, per altri versi criticabile.

Non sappiamo come le cose andranno a finire nelle lontane Americhe, ma riteniamo sia cosa utile dare evidenza alla tesi che ispira l’ipotesi sperimentale. Essa consiste nell’affermazione dell’importanza preminente del ruolo del docente nell’insegnamento e nell’educazione; la sua preparazione culturale e professionale non è surrogabile con le moderne strumentazioni tecnologiche, spesso più utili a chi le propone che a coloro che sono chiamati, spesso controvoglia, a utilizzarle. La tesi sembra più che valida, eppure non sempre le scelte dei decisori politici e amministrativi la rispecchiano, anzi spesso la disattendono.

Le questioni della scuola sono complesse e a volte opache. Perciò ogni tanto, per farsi capire, conviene fare degli esempi, meglio se questi riguardano il mondo a noi vicino, notoriamente un mondo piccolo. La Sardegna scolastica attende con legittima ansia di sapere in che cosa consisterà il “laboratorio dell’ eccellenza” promesso dal ministro Gelmini alla Regione sarda. Può darsi che nella nostra Isola stia per avere inizio la grande azione parallela delle lavagne interattive multimediali, che certo sarà più celere e spedita di quella raccontata da Robert Musil nell’Uomo senza qualità. Nell’attesa, godiamoci la decisione dell’ANSAS cagliaritana di interrompere, da un giorno all’altro, una interessante ricerca valutativa nelle scuole dell’Ogliastra, tra lo sconcerto dei dirigenti e dei docenti interessati e nell’olimpica atarassia dell’amministrazione scolastica regionale.

Gabriele Uras
Dirigente Tecnico del MPI in quiescenza
già Presidente IRRE Sardegna

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