Accordo Gelmini-Baire. Una riflessione di Gabriele Uras. Pubblicata su l'UNIONE SARDA di ieri 8 settembre 2009.
Verso la fine di luglio, e l’esempio fu presto seguito da altre Regioni, venne stipulato tra il ministro Gelmini e l’Assessore regionale all’Istruzione Baire, un accordo, nel quale la Regione sarda s’impegnava a finanziare, per l’anno scolastico 2009/10, con 20 milioni di Euro provenienti dai fondi comunitari, l’assunzione di quegl’insegnanti che, dopo avere avuto un incarico nell’anno scolastico 2008/09, non avrebbero avuto la possibilità di rinnovarlo per l’anno successivo, a causa della riduzione degli organici decisa dal ministero. Dal suo canto, lo Stato avrebbe assicurato ai docenti incaricati la valutazione dell’intero anno di servizio ai fini dell’attribuzione del punteggio nelle graduatorie ad esaurimento.
Si prevedeva che sarebbero state messe a disposizione delle scuole sarde alcune centinaia di docenti, aggiuntivi rispetto all’organico di fatto, quasi una riedizione dell’organico funzionale, vigente alcuni anni fa, nel quale le risorse professionali erano commisurate non al numero della classi ma ai reali bisogni formativi degli alunni e alle caratteristiche del contesto sociale e familiare. L’obiettivo era quello di potenziare l’offerta formativa attraverso l’allungamento del tempo scuola, il rafforzamento delle attività integrative e dell’orario scolastico e l’attuazione di specifici programmi volti ad arginare il fenomeno della dispersione. Era anche prevista la possibilità di utilizzare i docenti per le supplenze che si fossero rese disponibili nelle scuole.
L’obiettivo era ambizioso, facile da enunciare, ma difficile da raggiungere. Il primo problema era, ed è, quello dei tempi, i tempi delle istituzioni e quelli burocratici delle amministrazioni finanziarie. Un esempio: solo nella riunione del 1° di settembre, dopo oltre un mese dalla sottoscrizione dell’intesa, la Giunta regionale ha posto all’ordine del giorno dei suoi lavori la deliberazione del finanziamento dei 20 milioni di sua competenza. Prima che la somma stanziata entri nella disponibilità dell’autorità competente a proporre ai docenti la sottoscrizione dei contratti annuali passerà altro tempo, la cui durata dipenderà dall’efficienza dell’amministrazione scolastica.
Non ci pare che la questione dei tempi sia stata presa in considerazione nel protocollo, a tratti ambiguo, che fissa i termini dell’intesa e gli obblighi dei contraenti. A questo riguardo, parrebbe a prima vista che l’onere maggiore ricada sulla Regione sarda, che mette a disposizione 20 milioni del suo non opulento bilancio. Ma a ben vedere risultano molto maggiori gli oneri e le responsabilità ricadenti sul ministero. Oltre alla necessità, appena ricordata, di contenere i tempi della definizione dei contratti, compete all’amministrazione scolastica la scelta delle sedi cui assegnare i docenti chiamati a potenziare l’offerta formativa nel territorio. Saranno le stesse del precedente incarico? Soluzione semplice, ma illegittima, perché improntata alla casualità, concetto diametralmente opposto alla progettualità, prevista come vincolo dall’accordo, giacché i progetti non si acquistano già belli e pronti al supermercato della didattica, ma vanno predisposti in situazione, con riferimento ad allievi concreti e a specifici contesti sociali e culturali.
Se invece le sedi saranno diverse rispetto all’anno precedente, il criterio per l’assegnazione dei docenti dovrebbe essere costituito dalla presenza nella scuola di progetti già pronti, predisposti dai docenti titolari della sede, diversi da coloro che li dovranno realizzare, i quali ancora non avranno assunto servizio e, quando ciò avverrà, dovranno fare di necessità virtù, rifare i progetti o acconciarsi a realizzare quelli preparati dai colleghi. Passerà del tempo, ma è necessario che i progetti ci siano e che vengano trasmessi a chi li dovrà valutare e convalidare, nel rispetto dei vincoli previsti per l’utilizzazione dei fondi comunitari. Nel frattempo le lezioni saranno già iniziate. Si spera non da molto, per non mettere a rischio la validità giuridica dell’anno scolastico e l’efficacia didattica delle azioni programmate. La questione è delicata: in mancanza di idonea programmazione, o in attesa di essa, i docenti statal-regionali finirebbero con l’essere impiegati nella sostituzione dei colleghi assenti, sollevando lo Stato dai relativi oneri, di sua esclusiva competenza. Forse non era questo l’intento dei sottoscrittori dell’intesa, di sicuro non lo era per uno dei due.
Gabriele Uras
Dirigente Tecnico del MIUR in quiescenza
già Presidente dell'IRRE Sardegna
Si prevedeva che sarebbero state messe a disposizione delle scuole sarde alcune centinaia di docenti, aggiuntivi rispetto all’organico di fatto, quasi una riedizione dell’organico funzionale, vigente alcuni anni fa, nel quale le risorse professionali erano commisurate non al numero della classi ma ai reali bisogni formativi degli alunni e alle caratteristiche del contesto sociale e familiare. L’obiettivo era quello di potenziare l’offerta formativa attraverso l’allungamento del tempo scuola, il rafforzamento delle attività integrative e dell’orario scolastico e l’attuazione di specifici programmi volti ad arginare il fenomeno della dispersione. Era anche prevista la possibilità di utilizzare i docenti per le supplenze che si fossero rese disponibili nelle scuole.
L’obiettivo era ambizioso, facile da enunciare, ma difficile da raggiungere. Il primo problema era, ed è, quello dei tempi, i tempi delle istituzioni e quelli burocratici delle amministrazioni finanziarie. Un esempio: solo nella riunione del 1° di settembre, dopo oltre un mese dalla sottoscrizione dell’intesa, la Giunta regionale ha posto all’ordine del giorno dei suoi lavori la deliberazione del finanziamento dei 20 milioni di sua competenza. Prima che la somma stanziata entri nella disponibilità dell’autorità competente a proporre ai docenti la sottoscrizione dei contratti annuali passerà altro tempo, la cui durata dipenderà dall’efficienza dell’amministrazione scolastica.
Non ci pare che la questione dei tempi sia stata presa in considerazione nel protocollo, a tratti ambiguo, che fissa i termini dell’intesa e gli obblighi dei contraenti. A questo riguardo, parrebbe a prima vista che l’onere maggiore ricada sulla Regione sarda, che mette a disposizione 20 milioni del suo non opulento bilancio. Ma a ben vedere risultano molto maggiori gli oneri e le responsabilità ricadenti sul ministero. Oltre alla necessità, appena ricordata, di contenere i tempi della definizione dei contratti, compete all’amministrazione scolastica la scelta delle sedi cui assegnare i docenti chiamati a potenziare l’offerta formativa nel territorio. Saranno le stesse del precedente incarico? Soluzione semplice, ma illegittima, perché improntata alla casualità, concetto diametralmente opposto alla progettualità, prevista come vincolo dall’accordo, giacché i progetti non si acquistano già belli e pronti al supermercato della didattica, ma vanno predisposti in situazione, con riferimento ad allievi concreti e a specifici contesti sociali e culturali.
Se invece le sedi saranno diverse rispetto all’anno precedente, il criterio per l’assegnazione dei docenti dovrebbe essere costituito dalla presenza nella scuola di progetti già pronti, predisposti dai docenti titolari della sede, diversi da coloro che li dovranno realizzare, i quali ancora non avranno assunto servizio e, quando ciò avverrà, dovranno fare di necessità virtù, rifare i progetti o acconciarsi a realizzare quelli preparati dai colleghi. Passerà del tempo, ma è necessario che i progetti ci siano e che vengano trasmessi a chi li dovrà valutare e convalidare, nel rispetto dei vincoli previsti per l’utilizzazione dei fondi comunitari. Nel frattempo le lezioni saranno già iniziate. Si spera non da molto, per non mettere a rischio la validità giuridica dell’anno scolastico e l’efficacia didattica delle azioni programmate. La questione è delicata: in mancanza di idonea programmazione, o in attesa di essa, i docenti statal-regionali finirebbero con l’essere impiegati nella sostituzione dei colleghi assenti, sollevando lo Stato dai relativi oneri, di sua esclusiva competenza. Forse non era questo l’intento dei sottoscrittori dell’intesa, di sicuro non lo era per uno dei due.
Gabriele Uras
Dirigente Tecnico del MIUR in quiescenza
già Presidente dell'IRRE Sardegna
Etichette: assessore regionale, ministro, precari
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