Precari. Una buona soluzione ma la partita continua.
E’ evidente, quindi, che solo una significativa inversione di rotta sul fronte delle politiche scolastiche potrebbe rappresentare un rimedio davvero efficace ad una situazione segnata da rischi di dequalificazione del servizio e di marcato disagio sociale: lo diciamo senza minimamente sottovalutare o misconoscere le esigenze di interventi di riforma che prevedano, fra l’altro, anche un più razionale ed efficiente impiego delle risorse investite sul sistema di istruzione.
Si tratta di esigenze su cui da tempo la CISL Scuola, insieme agli altri sindacati, aveva non solo manifestato attenzione, ma assunto precisi impegni (si veda l’“Intesa sulla Conoscenza” sottoscritta nel giugno 2008).
La disponibilità a confrontarsi su questi temi non è mai venuta meno da parte nostra: purtroppo non ha trovato riscontro, in questi mesi, da parte di interlocutori che hanno privilegiato la via degli interventi unilaterali, delegando di fatto importanti scelte di politica scolastica alle decisioni del ministro dell’Economia.
In tale contesto si è rivelato impossibile non solo ottenere un ridimensionamento degli obiettivi di risparmio testardamente imposti (a prescindere dalla loro sostenibilità) alla scuola italiana: è risultata impraticabile persino la via subordinata di una diversa e meno stringente articolazione nel tempo dei “tagli”, che tenesse maggiormente conto - ad esempio - del turn over per contenere al minimo le ricadute che la manovra avviata col decreto-legge 112/08 avrebbe determinato sul piano occupazionale.
A fronte di tali rigidità - e del quadro che conseguentemente ne deriva, contrassegnato da migliaia e migliaia di precari condannati a rimanere senza lavoro - le misure in corso di adozione costituiscono un risultato che, sia pure in maniera limitata e parziale, sicuramente garantisce alcune tutele di natura giuridica ed economica obiettivamente non trascurabili.
E’ un risultato che non viene da solo, né per caso, e le vicissitudini che fino ad oggi hanno impedito il varo dei necessari atti legislativi stanno a testimoniare che non si tratta di un intervento da sottovalutare con superficialità, alimentando, nello stesso tempo, attese che non è stato facile, nemmeno in passato soddisfare.
Non è consentito ad alcuno speculare politicamente sui bisogni delle persone.
L’obiettivo delle misure - comunque scaturite da un “tavolo di confronto” tra Amministrazione e Sindacati già nella scorsa primavera - è quello di mantenere quanto più possibile intatto il rapporto instaurato fra lavoratore e scuola attraverso la sottoscrizione di ricorrenti contratti, sia pure a tempo determinato.
Obiettivo che si consegue anzitutto con la garanzia del riconoscimento giuridico dell’intero anno di servizio, a prescindere dai periodi effettivamente lavorati nell’a.s. 2009/10.
Per sostenere il reddito concorrono sia la priorità nell’impiego sulle supplenze brevi, sia le modalità – rese più fluide nelle procedure e più puntuali nei tempi – di accesso al trattamento di disoccupazione ordinaria. A queste coperture, assicurate sull’intero territorio nazionale, si aggiungono quelle derivanti dalle intese sottoscritte in diverse regioni, che rendono disponibili risorse aggiuntive destinate a sostenere interventi di ampliamento dell’offerta formativa, che si tradurranno in ulteriori opportunità aggiuntive di occupazione.
E’ chiaro che si sta fronteggiando, come già detto, un’emergenza: è chiaro che le soluzioni individuate possono scontare limiti e imperfezioni, ma è ancor più chiara la difficoltà ad ottenerne di più efficaci e vantaggiose, dovendoci misurare con posizioni estremamente rigide del Governo e del ministro dell’Economia in particolare, che hanno reso complicata ed estenuante, come altre, anche questa vertenza.
E’ una mediazione, come tale da valutare con realismo e concretezza: non è mai stato costume della CISL Scuola - a differenza di altri - rifugiarsi dietro al comodo paravento della demagogia e del massimalismo privo di qualsiasi credibilità.
Non ce lo possiamo consentire, nell’interesse dei lavoratori che rappresentiamo e tuteliamo: per questo abbiamo collocato gli interventi a sostegno dei precari tra gli obiettivi della vertenza avviata nel marzo scorso; per questo consideriamo quello raggiunto un risultato importante di un’iniziativa sindacale condotta, come nostro solito, con forte determinazione nella concreta ricerca delle soluzioni possibili.
E’ altrettanto chiaro che le misure in via di adozione, in quanto intervengono a modificare regole che disciplinano un incontro fra domanda e offerta di lavoro - i cui risvolti problematici sono, nella realtà della scuola, ben noti a tutti - mentre assicurano tutele ad una fascia ben definita di personale innescano, inevitabilmente, situazioni di controinteresse che un ragionamento serio e onesto non può ignorare, né deve nascondere.
Nella situazione data, l’impossibile pretesa di offrire tutele a tutti ci avrebbe condotti inevitabilmente a non tutelare nessuno: si è resa perciò inevitabile una scelta di priorità, ed è stata rivolta a chi, lavorando nella scuola come precario, ha tuttavia la prospettiva di una stabilizzazione in tempi più o meno brevi, condizione che fa del suo attuale lavoro un plausibile “investimento di vita”.
In relazione a ciò si differenzia la condizione di quanti sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e permanenti, rispetto a quella di chi non vi è incluso.
La fortissima riduzione di posti non può non causare, come diretta conseguenza, un minor numero di occasioni di lavoro: si tratta di una realtà con la quale siamo costretti a misurarci, non potendola mascherare né rimuovere.
E’ chiaro che il nostro impegno dovrà continuare in prospettiva, su direzioni che appaiono da subito molto chiare: stabilizzare il lavoro, perchè la via maestra per ridurre il precariato è quella di rimuovere le condizioni che lo generano; ciò significa rivendicare la copertura dei posti vacanti con contratti a tempo indeterminato, portando a conclusione il piano di assunzioni varato con la Finanziaria 2007, purtroppo disatteso un anno dopo dallo stesso Governo allora in carica.
E’ pertanto indispensabile e urgente rivedere l’entità della manovra avviata con il decreto-legge 112/08, la cui insostenibilità si fa sempre più evidente, considerando, come abbiamo sempre rivendicato, la necessità di un ridimensionamento e di una rimodulazione dei tempi di attuazione che tengano conto dell’andamento del turn over, in modo che la quantità dei posti che si riducono sia valutata anche in relazione al numero dei pensionamenti.
Questioni alle quali va data risposta in sede di stesura della prossima finanziaria.
Anche in questo caso si propone come assoluta emergenza quella dei “tagli” agli organici del personale ATA, la cui entità deve assolutamente essere rivista poiché appare impossibile da sopportare anche nell’eventualità di un massiccio intervento di ridimensionamento della rete scolastica.
Come si vede, si tratta di obiettivi che investono a “livello alto” scelte di politica scolastica e di politica del lavoro: la piattaforma per i mesi che verranno può dirsi,dunque, già chiaramente impostata.
Roma, 7 settembre 2009
La Segreteria Nazionale CISL SCUOLA
Etichette: precari, razionalizzazione
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