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venerdì 28 settembre 2007

A proposito di Libro Bianco. Organici. Un intervento del Dott. Gabriele Uras, Ispettore Tecnico M.P.I. in pensione ed ex Presidente IRRE Sardegna.

Il problema degli organici figura tra quelli presi in considerazione nella nota con la quale i Ministri Padoa Schioppa e Fioroni hanno voluto accompagnare la pubblicazione del Quaderno Bianco sulla scuola, diffuso alcuni giorni fa. Essi giustamente si soffermano sulla necessità di una accurata programmazione e le espressioni usate lasciano intendere che la preoccupazione fondamentale del Governo è quella di dimensionare gli organici prendendo a riferimento i dati previsionali relativi al reclutamento e alla formazione dei docenti. Ciò al fine di evitare perniciose eccedenze di personale, prodromiche al riformarsi del tanto temuto precariato.

Ci si può accontentare di ciò? Forse no. Infatti, la corretta determinazione degli organici non si esaurisce nell’adeguamento dell’offerta al variare dei fabbisogni nel tempo, che rappresenta l’essenza della programmazione. Esiste anche il problema dell’adeguamento delle quantità ai differenziati bisogni del territorio.

Detto diversamente, la dimensione longitudinale del programmare deve integrarsi con la dimensione che possiamo chiamare trasversale, consistente nel fissare parametri idonei a dare la misura esatta delle necessità, che possono essere, e generalmente sono, diverse da territorio a territorio, e possono evolvere con ritmi anch’essi fortemente differenziati da zona a zona, oppure tendere a rimanere stabili nel tempo.

Poste così le cose, una corretta programmazione degli organici richiederebbe che siano abbandonati certi automatismi e certe rigidità che in passato hanno contrassegnato l’operato dell’Amministrazione. Non esistono solo i mutevoli parametri relativi alle “tendenze demografiche della popolazione studentesca”. Esistono anche parametri, tendenzialmente stabili nel tempo o solo scarsamente evolutivi, che marcano le differenze tra un territorio e l’altro, tra una città e l’altra, tra un quartiere e l’altro in una medesima città.

E dovrebbero anch’essi essere tenuti presenti da chi confeziona l’offerta.

Possiamo concludere che la questione degli organici nella scuola non si riduce a quella, schematica e di sapore vagamente tecnocratico, dell’incontro tra la domanda (disponibilità di risorse professionali in attesa della sede o della cattedra) e l’offerta (gli organici). Essa implica altresì un preliminare lavoro sull’offerta che ne garantisca la qualità e l’effettiva adeguatezza ai fabbisogni personali, sociali e territoriali, in pratica ad un’altra domanda, la domanda di servizi relativi al soddisfacimento del diritto di tutti alla piena formazione.

Ma c’è da considerare anche un altro aspetto, tutt’altro che secondario. Il rapporto tra le scelte e le decisioni di chi programma e le richieste e i bisogni espressi dal territorio non può essere di tipo notarile, ma piuttosto orientato da valori e da finalità che possono anche essere in controtendenza rispetto all’esistente o alle attese e alle percezioni del senso comune.

In altri termini, la programmazione degli organici non può esaurirsi nel gioco della domanda e dell’offerta, dei calcoli e delle previsioni, nelle analisi sociologiche o degli andamenti demografici. Essa deve dipendere anche dalle scelte politiche generali e dalla più ampia pianificazione del futuro del Paese.

Se è lecito fare riferimento alla realtà sarda, da quanto detto sopra deriva che non sarebbe corretta una programmazione degli organici avulsa dal contesto, che non tenesse conto delle peculiarità costituite dalle piccole scuole e trascurasse di considerare la possibilità di scelte particolari, compensative e di sviluppo, tese, tanto per dire, a riequilibrare il rapporto tra la città e la compagna, da tempo soggetto a gravi distorsioni.


Gabriele Uras, Ispettore Tecnico MPI in pensione ed ex Presidente IRRE Sardegna.

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