Manifestazione 1° dicembre 2007. «La Sardegna vive una crisi profonda» (dies 359/2007)
Cagliari – Sabato 1° dicembre è il giorno della mobilitazione straordinaria dei lavoratori, dei pensionati e dei disoccupati per richiamare l’attenzione del Governo e della Regione su “Partecipazione, lavoro e sviluppo”.
La motivazione del nuovo ritorno di Cgil, Cisl e Uil in piazza si trova in una constatazione,che, non a caso, le organizzazioni sindacali mettono in apertura del volantino diffuso nei luoghi di lavoro: « La Sardegna vive una crisi profonda». Per i sindacati non è difficile cogliere i segnali della crisi: contano il numero delle fabbriche in difficoltà; guardano i dati su precariato e disoccupazione; vedono che l’emigrazione ha ripreso vigore. Il malessere ha il nome del disagio giovanile e della disoccupazione femminile, dell’abbandono delle zone interne da parte dello Stato, della sofferenza nelle campagne, della riduzione del potere d'acquisto di salari e pensioni.
«Serve una svolta», dicono i sindacati. «Bisogna porre rimedio al deficit di infrastrutture per lo sviluppo (trasporti, energia, comunicazioni, istruzione...) che vede la Sardegna pesantemente penalizzata rispetto all’Italia e all’Europa».
La rinascita della Sardegna, per Cgil, Cisl e Uil passa per tre direttrici principali: sostegno allo sviluppo dei settori produttivi; rilancio della pubblica amministrazione, l’integrazione tra interventi sociali e sanitari.
Per rimettere in moto la macchina produttiva la strada indicata da i sindacati è quella degli accordi. Alcuni sono bell’e pronti, si tratta solo di attuarli. E’ il caso dell’accordo di programma per la chimica e del piano energetico regionale con il contenimento del costo dell’energia. Altri sono da preparare: per l’agroalimentare e la valorizzazione del patrimonio forestale, sulla portualità e i trasporti. Urgente anche la difesa e il rilancio del tessile e della metallurgia, il sostegno a nuovi settori come nautica ed aerospaziale. A corollario di tutto
Cgil, Cisl e Uil chiedono un nuovo piano per lavoro, salute e sicurezza e più efficace e tempestiva la spesa pubblica.
Anche la pubblica amministrazione deve fare la sua parte. Come? Con la piena valorizzazione della risorsa umana e della qualità dei servizi, nello spirito del «memorandum» sulla riforma della pubblica amministrazione e l’alt ai tentativi di smantellamento e ai tagli nei servizi pubblici statali, regionali e locali.
L’ultimo passepartout per la rinascita è l’integrazione, nel territorio, tra interventi sociali e sanitari, superando ritardi e contraddizioni per usare al meglio le risorse e migliorare la qualità dei servizi, soprattutto per le fasce deboli, in particolare giovani e anziani.
In questo percorso verso una nuova rinascita un ruolo importante spetta alla Regione. «Deve assumere – scrivono i sindacati - un deciso impegno nella gestione delle crisi occupazionali conseguenti ai processi di riforma e di razionalizzazione della spesa in compartii come la Sanità privata ed il terzo settore e deve onorare gli accordi sottoscritti per la difesa dei posti di lavoro nel settore della formazione professionale. Altrettanto impegno va profuso nelle politiche di contrasto alla povertà, nelle politiche per il lavoro e nel sostegno alle azioni del volontariato».
Il concentramento dei lavoratori sarà in piazza Giovanni XXIII alle 9,30.
La conclusione in piazza del Carmine.
(Tratto da DIES, Agenzia giornalistica della CISL Sarda (dies 359/2007), che trovi in questo Blog, nella pagina della stampa, clikkando sull'omonimo [link], sulla colonna destra della pagina).
La motivazione del nuovo ritorno di Cgil, Cisl e Uil in piazza si trova in una constatazione,che, non a caso, le organizzazioni sindacali mettono in apertura del volantino diffuso nei luoghi di lavoro: « La Sardegna vive una crisi profonda». Per i sindacati non è difficile cogliere i segnali della crisi: contano il numero delle fabbriche in difficoltà; guardano i dati su precariato e disoccupazione; vedono che l’emigrazione ha ripreso vigore. Il malessere ha il nome del disagio giovanile e della disoccupazione femminile, dell’abbandono delle zone interne da parte dello Stato, della sofferenza nelle campagne, della riduzione del potere d'acquisto di salari e pensioni.
«Serve una svolta», dicono i sindacati. «Bisogna porre rimedio al deficit di infrastrutture per lo sviluppo (trasporti, energia, comunicazioni, istruzione...) che vede la Sardegna pesantemente penalizzata rispetto all’Italia e all’Europa».
La rinascita della Sardegna, per Cgil, Cisl e Uil passa per tre direttrici principali: sostegno allo sviluppo dei settori produttivi; rilancio della pubblica amministrazione, l’integrazione tra interventi sociali e sanitari.
Per rimettere in moto la macchina produttiva la strada indicata da i sindacati è quella degli accordi. Alcuni sono bell’e pronti, si tratta solo di attuarli. E’ il caso dell’accordo di programma per la chimica e del piano energetico regionale con il contenimento del costo dell’energia. Altri sono da preparare: per l’agroalimentare e la valorizzazione del patrimonio forestale, sulla portualità e i trasporti. Urgente anche la difesa e il rilancio del tessile e della metallurgia, il sostegno a nuovi settori come nautica ed aerospaziale. A corollario di tutto
Cgil, Cisl e Uil chiedono un nuovo piano per lavoro, salute e sicurezza e più efficace e tempestiva la spesa pubblica.
Anche la pubblica amministrazione deve fare la sua parte. Come? Con la piena valorizzazione della risorsa umana e della qualità dei servizi, nello spirito del «memorandum» sulla riforma della pubblica amministrazione e l’alt ai tentativi di smantellamento e ai tagli nei servizi pubblici statali, regionali e locali.
L’ultimo passepartout per la rinascita è l’integrazione, nel territorio, tra interventi sociali e sanitari, superando ritardi e contraddizioni per usare al meglio le risorse e migliorare la qualità dei servizi, soprattutto per le fasce deboli, in particolare giovani e anziani.
In questo percorso verso una nuova rinascita un ruolo importante spetta alla Regione. «Deve assumere – scrivono i sindacati - un deciso impegno nella gestione delle crisi occupazionali conseguenti ai processi di riforma e di razionalizzazione della spesa in compartii come la Sanità privata ed il terzo settore e deve onorare gli accordi sottoscritti per la difesa dei posti di lavoro nel settore della formazione professionale. Altrettanto impegno va profuso nelle politiche di contrasto alla povertà, nelle politiche per il lavoro e nel sostegno alle azioni del volontariato».
Il concentramento dei lavoratori sarà in piazza Giovanni XXIII alle 9,30.
La conclusione in piazza del Carmine.
(Tratto da DIES, Agenzia giornalistica della CISL Sarda (dies 359/2007), che trovi in questo Blog, nella pagina della stampa, clikkando sull'omonimo [link], sulla colonna destra della pagina).
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