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CISL SCUOLA ORISTANO

Segretaria Generale: ELENA AROFFU ***Segretari: BERNARDO CASU, BARBARA RASPA. -SEDE: 09170 ORISTANO P.za Roma Gall. Porcella 4 -tel. 0783.70674 /71003 Fax 71907 e-mail: CislScuola.Oristano@cisl.it - Orari di apertura: vedi link "CONTATTACI" in questa pagina* Per iscriverti:RSU CISL della SCUOLA o Sede Provinciale * Alle Elezioni ENAM hanno votato CISL SCUOLA: 3 insegnanti su 4, il 75,5%. - Webmaster: PINO CIULU

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domenica 23 agosto 2009

Accordo Gelmini-Baire per i precari. Una riflessione di Gabriele Uras.

L’accordo stipulato negli ultimi giorni del mese di luglio 2009 tra il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini e l’Assessore alla Cultura e all’Istruzione della Regione sarda Lucia Baire prevede che la Regione finanzi per l’anno scolastico 2009/10 l’assunzione di quegl’insegnanti che, dopo avere avuto un incarico di supplenza annuale nell’a.s. 2008/09, non avranno la possibilità di stipulare lo stesso contratto per il prossimo anno. L’impegno finanziario della Regione sarà di 20.000 Euro. In pratica, la Regione coprirà la parte economica dell’accordo, mentre lo Stato, oltre a garantire la validità giuridica degl’incarichi, da cui dipende il diritto al punteggio utile per la progressione nelle graduatorie degli aspiranti all’ingresso in ruolo, assicurerà l’efficace impiego degl’insegnanti.

Non sfugge a nessuno che l’operazione ha un prevalente carattere occupazionale, anche se gli scopi dichiarati dai contraenti sono altri, in primo luogo la lotta alla dispersione scolastica, ipotesi chiaramente irrealistica e fuori misura per un intervento che copre un arco temporale di un solo anno scolastico. E allora accontentiamoci, una volta tanto, insieme ai sindacati, degli aspetti occupazionali, che significano diverse centinaia di posti di lavoro. Per quanto riguarda il resto, restiamo in attesa di tempi migliori e soprattutto più distesi e pluriennali, i soli adatti ad una seria progettazione educativa che possa avere qualche possibilità di incidere sul fenomeno della dispersione e di incrementare l’efficacia formativa della nostra scuola.

Qualcuno ha rilevato che gli oneri più gravosi siano quelli assunti dalla Regione, e che 20 milioni di Euro sono una bella cifra, in questo periodo di vacche magre. Ma ad uno sguardo più attento, non può sfuggire che gl’impegni assunti dal Ministro quantunque molto vaghi e suscettibili di svariate interpretazioni, che non mancheranno di creare qualche difficoltà al momento della realizzazione pratica dell’accordo, sono piuttosto ardui. Proviamo a vedere da vicino i termini dell’accordo, anche se le informazioni disponibili sono poche, in pratica niente di più di quelle, molto sintetiche, contenute nel comunicato stampa con cui l’assessore ha dato il lieto annuncio.

Il primo dato di cui tenere conto è che l’accordo mette a disposizione delle scuole sarde un organico aggiuntivo di alcune centinaia di posti rispetto all’organico di fatto autonomamente configurato secondo le norme vigenti, una sorta di organico funzionale o di ruolo soprannumerario vecchia maniera, ma con una destinazione abbastanza precisa e vincolata, la lotta alla dispersione, purtroppo intaccata da un fuggevole riferimento alle supplenze, che da marginale potrebbe divenire prevalente, a conferma del famoso detto secondo cui il diavolo si annida nei dettagli.

L’impegno riguardante il valore giuridico dei contratti è, in fondo, la cosa più semplice, né comporterà particolari problemi la realizzazione della partita di giro attraverso la quale i fondi regionali garantiranno le retribuzioni mensili e gli oneri riflessi a favore degli insegnanti nominati dallo Stato, di fatto statali a tutti gli effetti. Il lavoro più difficile è un altro e chiama in causa la capacità dell’amministrazione di effettuare una distribuzione oculata nel territorio delle risorse rese disponibili dall’accordo: quale sarà la sede della nuova assegnazione? Sia che resti invariata rispetto all’anno scolastico passato sia che essa cambi, il problema sarà quello di far coincidere l’offerta con la domanda e coi bisogni. Dovrebbero servire a questo fine i progetti specificamente elaborati dalle scuole, che di tali bisogni rappresenteranno l’interpretazione autentica.

Ma chi preparerà questi progetti? Dovrebbero farlo i docenti precari destinatari del nuovo contratto. Il loro lavoro sarebbe facilitato nel caso in cui si realizzasse la prima delle due ipotesi appena considerate, quella, cioè, della conferma nella sede di servizio dell’anno precedente. Sarebbe invece più difficile e complicato se la nuova sede fosse diversa, giacché i progetti non si acquistano già belli e pronti al supermercato della didattica. ma devono fare riferimento ad una precisa e bene individuata situazione operativa, ai bisogni che s’intendono soddisfare, alle caratteristiche del contesto socioculturale ed economico, al tono dei rapporti tra la scuola e le famiglie degli allievi, al clima interno della scuola, all’orientamento del corpo docente, e così via dicendo Pare evidente che la loro qualità dipenderà dalla qualità complessiva dell’offerta formativa che la singola istituzione scolastica avrà già elaborato o sarà in grado di elaborare, e che i nuovi progetti dovranno necessariamente collocarsi lungo una linea di continuità con essa. In ogni caso, bisognerà mettere in conto qualche non piccolo ritardo rispetto alla data d’inizio del prossimo anno scolastico. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: la progettazione, oltre ad essere una delle condizioni di efficacia dell’azione didattica, costituisce altresì un impegno professionale e formativo di primaria importanza.

E’ certo che i modi di utilizzazione delle nuove risorse non sempre corrisponderanno a progetti appositamente predisposti. Infatti, nell’accordo si parla anche di utilizzazione nella sostituzione dei colleghi assenti. Le inevitabili interferenze coi normali meccanismi che regolano l’attribuzione delle supplenze si aggiungeranno agli altri problemi di natura amministrativa e organizzativa cui dovrà fare fronte l’amministrazione scolastica. Un rischio da evitare è che l’impiego nelle supplenze diventi prioritario, e che le autonomie scolastiche utilizzino i docenti assunti a spese della Regione per ridurre le spese dello Stato per la sostituzione dei colleghi assenti.

Ma anche l’utilizzazione nella lotta contro la dispersione presenta aspetti problematici sui quali occorrerà riflettere attentamente. Mentre l’impiego nelle supplenze non richiede progettazioni di sorta, dipendendo piuttosto dallo stato di salute dei docenti titolari, quello nella lotta contro la dispersione richiede la predisposizione di progetti, il cui requisito fondamentale non potrà che essere quello della congruità dei mezzi rispetto al fine. Un progetto è valido se le azioni che esso prevede sono capaci di ottenere i risultati prefigurati e voluti. Il guaio è che ciò deve essere stabilito a priori, per conto della Regione che fornisce le risorse, da parte dell’amministrazione scolastica per mezzo delle sue componenti tecniche.

Ecco allora che gli obblighi dello Stato non sono poi tanto leggeri. Ma occorrerà precisarli in un apposito protocollo d’intesa che possa essere qualcosa di più delle solite dichiarazioni d’intenti di cui ci si dimentica subito dopo averle sottoscritte.

La realizzazione piena e seria dell’accordo richiederà un attento lavoro di preparazione e coordinamento, ed un puntuale monitoraggio, da affidare a soggetti competenti e autorevoli, capaci di operare in sinergia, senza deleghe in bianco da parte di uno dei due contraenti a favore dell’altro. L’Assessorato regionale farebbe bene ad attrezzarsi per impedire che ciò accada.

Gabriele Uras
Dirigente Tecnico MIUR in quiescenza
già presidente IRRE Sardegna

(Ospitato sulla Newsletter dei "Riformatori Sardi")

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