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CISL SCUOLA ORISTANO

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mercoledì 16 settembre 2009

L'inizio dell'anno scolastico. Un intervento di Gabriele Uras. Pubblicato su l'UNIONE SARDA.

Riaprono le scuole, e l’evento, quantunque ricorrente con annuale puntualità, regala ancora ansie, problemi e speranze. Per i più piccoli, che entrano per la prima volta in un’aula, il primo giorno di scuola è uno di quelli da segnare con la pietruzza migliore, come direbbe il poeta, un’esperienza da raccontare, al rientro in famiglia dall’uscita mattutina o pomeridiana, alla mamma, al babbo ed eventualmente ai fratelli, senza dimenticare i nonni accompagnatori, forse i più interessati, per intuibili motivi, alla prima puntata di un racconto che si snoderà tra gioie e contrarietà lungo l’arco dell’anno, che, scavalcato il Natale e la Befana, punterà poi veloce verso la promozione e le vacanze estive. L’uscita dalla famiglia, anche se per poche ore al giorno, è per i piccoli una tappa fondamentale nello sviluppo dell’autonomia, capace di svelare ai genitori aspetti ancora incogniti della loro personalità, quasi l’altra faccia della luna, che la calda atmosfera domestica occulta o distorce. Mentre i bambini fanno la conoscenza dei compagni, i genitori, anche grazie alle informazioni degli insegnanti, ampliano la conoscenza dei loro figli.

Per gli allievi più grandi, già a buon punto nella conoscenza del mondo, anche scolastico, il rientro in aula è contrassegnato da altre percezioni, relative ai docenti già noti o in parte nuovi, al ricordo dei successi e degl’insuccessi dell’anno precedente, alle compagne e ai compagni, e ai palpiti antichi, che finite le vacanze si avvertono più intensi. Ma anche, andando avanti nell’età e nella carriera scolastica, dalla consapevolezza dei tanti problemi che affliggono la scuola. Dalle carenze circa la sicurezza e l’idoneità dei locali, alla precarietà di una parte del corpo docente, all’avvento delle recenti innovazioni non ancora assimilate da chi dovrebbe metterle in pratica, ad un’autonomia priva di mezzi oppure ostacolata da coloro stessi che dovrebbero promuoverne e facilitarne l’esercizio.

L’anno scolastico inizia, a titolo diverso, anche per gli adulti, in particolare per i dirigenti, i docenti e i genitori. Ma nessuno gli parla più con precisione di riferimenti della scuola e delle innovazioni introdotte, se non i sindacalisti o la stampa. Ma quella dei sindacati è solo una delle possibili letture, e i giornali non sempre approfondiscono questi problemi. Nessun dirigente, tecnico o amministrativo, va più nelle scuole ad illustrare le innovazioni promosse dai ministri né ha ultimamente provveduto ad interporre le necessarie mediazioni interpretative tra le norme prodotte dal Governo e dal Parlamento e il corpo docente chiamato ad applicarle. Il ministro Gelmini ha comunicato coi docenti attraverso fugaci messaggi che annunciavano leggi, decreti e circolari. In tempi nemmeno tanto lontani, i tecnici del ministero andavano tra i docenti a dare una mano nella lettura e nell’interpretazione delle norme, per estrarre dagli ermetismi del linguaggio giuridico la sostanza pedagogica che vi era contenuta ed esplicitarne le implicazioni didattiche.

Ad informare i genitori degli alunni dovrebbero provvedere le scuole, col coordinamento dell’amministrazione scolastica, mediante incontri mirati, ma, in debito anch’esse d’informazione, poche lo fanno con l’efficacia richiesta dalla complessità della materia.

Ai primi di settembre ha provveduto a ciò il Governo, con la diffusione di un dossier, che richiama le maggiori novità offerte dalle scuole nell’anno che va ad iniziare. Ricordiamo qui le principali: innanzitutto il ripristino, a partire dalla scuola elementare, della valutazione del comportamento, l’antico voto in condotta; il maestro unico-prevalente nella scuola primaria, a iniziare dalle classi prime; l’introduzione di nuovi contenuti d’insegnamento attinenti alla cittadinanza e alla Costituzione; una nuova disciplina nella scelta dei libri di testo; provvedimenti a favore dei precari che, a causa delle riduzioni degli organici, non potranno rinnovare il contratto sottoscritto nell’anno precedente. Ci sarà ancora il tempo pieno, didatticamente impoverito per l’abolizione delle compresenze, sua connotazione originaria. Poco male se mancherà l’obbligo del grembiule, suggestiva idea del ministro Gelmini agli esordi. Su di esso la competenza a decidere è delle scuole, in nome dell’autonomia. Ma forse converrà ad esse occuparsi di questioni più gravi ed urgenti.
Gabriele Uras
ex Dirigente Tecnico MIUR in pensione
già Presidente IRRE Sardegna

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