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giovedì 10 novembre 2011

Bonanni: servono responsabilità, rigore, equità

"La concordia nazionale e' la misura piu' potente per lo sviluppo. Serve un governo di responsabilità che guidi il paese in questo momento difficile e di emergenza. Sarebbe sbagliato andare a votare per assecondare magari il cinismo di qualche formazione politica.


Per la CISL - afferma Raffaele Bonanni - occorre una larga condivisione politica e sociale sulle misure rigorose ma eque da intraprendere subito per fare uscire il paese dalla crisi più dura del dopoguerra".

Già nei giorni scorsi, aprendo i lavori del Consiglio Generale della Cisl, Bonanni aveva ribadito la necessità di formare un governo di transizione per affrontare "con autorevolezza e nello spirito di una pacificazione nazionale i problemi più gravi ed urgenti del paese". " Non si esce da questa paralisi della politica con nuove elezioni, mantenendo questa legge elettorale" - aveva osservato. "Il bipolarismo si può rigenerare solo con una condivisione di responsabilità di governo sulla emergenza economica e , sul piano istituzionale, almeno sulla riforma elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Non abbiamo bisogno di nuovi capi carismatici che deresponsabilizzano i cittadini, la società con i suoi corpi intermedi dalla cui vitalità può rigenerarsi la politica".

Il Segretario della Cisl aveva inoltre lanciato un appello alla Confindustria ed alle altre associazioni imprenditoriali: "Dobbiamo dare assieme, noi un segnale all'Europa. Non facciamo dettare l'agenda alla politica che è in uno stato confusionale. Va compiuto un passo ulteriore sul solco degli accordi interconfederali del 2009 e del 2011 per favorire gli investimenti, la produttività , l'occupazione. Questo chiedo in particolare ad Emma Marcegaglia per una iniziativa forte e visibile a favore dell'Italia. Lo dobbiamo fare con forza e pubblicamente tutti insieme non solo perché il paese può contare sulla nostra disponibilità nel farci carico dei problemi generali ma anche perché la classe politica, quella che ha più il senso della propria funzione, si schieri con forza per una soluzione di governo che veda quelle forze che ora risultano contrapposte tra di loro, unite finalmente nell'opera di salvataggio del paese. Questo è l'unico modo di uscire dall'empasse in cui ci troviamo e dare all'Europa la testimonianza che l'Italia c'è ed è in grado di prendersi autonomamente il carico sulle proprie spalle. Il governo purtroppo finora si è negato alla concertazione di un patto sociale per la crescita mentre in una situazione tanto grave solo la più ampia condivisione delle responsabilità, delle forze sociali e di quelle politiche, anche di opposizione, può restituire credibilità e fiducia alla politica economica".

Quanto alla questione dei licenziamenti, Bonanni ha sottolineato che "è una follia pensare che si rilancia l'economia licenziando più facilmente. E' una provocazione per distrarre dai limiti gravi della manovra rispetto alla crisi. Chi promuove di nuovo questa sfida, non ha alcuna considerazione del valore della coesione sociale in un momento come questo . Forse l'obiettivo è nella strategia di quei liberisti, dentro e fuori il governo, di rappresentare le forze sociali protagoniste in questi anni di politiche autenticamente riformatrici, come contrarie al cambiamento e all'innovazione. Vogliono cacciarci indietro e omologarci per avere mano libera. La realtà dei dati sul mercato del lavoro ci indica purtroppo che in Italia non è difficile licenziare, mentre servono politiche di riqualificazione e reimpiego per i lavoratori in cassa integrazione e incentivi per favorire nuove assunzioni”. Nessuna disponibilità sarà data, secondo il leader della Cisl, ad un tavolo che discuta di licenziamenti. “Siamo invece pronti a discutere per implementare nuove politiche del mercato del lavoro per l'occupazione, per combattere la precarietà dei giovani e per rafforzare la flexsecurity".

E sui rapporti con la Cgil, il leader della Cisl è stato altrettanto chiaro: " Dobbiamo dialogare, avvicinare le posizioni, fare compromessi, come è avvenuto per condividere la riforma delle relazioni sindacali. Non è sufficiente mettersi d'accordo su un punto per indire uno sciopero insieme. Dobbiamo condividere almeno le scelte fondamentali di una strategia. Ma sappiano quanto forte sia il condizionamento sulla Cgil del radicalismo politico e sociale della Fiom. Senza chiarezza strategica, anche una rinnovata unità può essere valutata come una ricomposizione conservatrice dello schieramento sindacale, lasciando il campo alla legittimazione di ricette liberistiche contro gli interessi che rappresentiamo. Noi non sacrificheremo una linea riformatrice per un rapporto unitario fine a se stesso e che ci riporta indietro. La nostra strategia sindacale non cambia, con i suoi fondamenti di autonomia dagli schieramenti politici, di responsabilità e di gradualità riformatrice, per la quale lo sciopero è non il contenuto dell'azione sindacale ma l'arma estrema a fronte del rifiuto del confronto e del fallimento di ogni mediazione e risultato possibile".

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