Dismettere i corsi di lingua e cultura italiana all’estero? No, grazie!
L’esistenza di scuole italiane all’estero e l’attivazione dei corsi, infatti, rappresentano fondamentali attività di assistenza scolastica a favore dei lavoratori italiani all’estero e dei loro congiunti emigrati e costituiscono l’asse portante per la diffusione e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.
Non si comprende quale risparmio possa essere realizzato se già attualmente sono attivati circa 19.700 corsi di insegnamento gestiti da 218 enti, ai quali il MAE concede - per la gestione dei corsi stessi - contributi che gravano sul bilancio del Ministero medesimo.
Nel rivendicare la priorità dell’intervento diretto dello Stato, la CISL Scuola ritiene necessaria, invece, l’organica riforma dell’intero intervento statale che abbia come fondamenti, tra gli altri:
•il pieno ed efficace coordinamento dei Ministeri coinvolti;
•l’affidamento di dirette e più estese competenze al MIUR sulle materie che attengono agli aspetti didattici e alla specifica formazione del personale docente e non docente;
•la valorizzazione dei corsi, oltre che delle scuole, per individuare situazioni nelle quali sia possibile elaborare e realizzare concretamente progetti che consentano di affrontare temi quali il recupero, l’accoglienza, il disagio, non sempre opportunamente regolamentati.
Per la CISL Scuola, infine, è preoccupante la convinzione che enti, associazioni o privati possano gestire la diffusione della lingua e della cultura del nostro Paese, operando al di fuori di parametri e di regole.
Anche all'estero, cosi come in territorio nazionale, lo Stato deve essere il soggetto che detta le regole pubbliche (trasparenza, valutabilità, partecipazione, garanzia di non discriminazione, regole contrattuali per il personale) alle quali debbono attenersi tutti i soggetti che intendono collocarsi dentro il sistema di “istruzione- formazione”.
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