La scuola formato Gelmini ”senza strappi col passato”.
ha chiesto che gli stipendi degli insegnanti siano ”in linea con la media dei Paesi Ocse”, ha lanciato lo slogan delle ”quattro i” (quelle di morattiana memoria, oltre all’italiano) e ha menzionato il programma Pd sulla carriera.
Gelmini ha chiesto di abbandonare ”lo scontro ideologico per puntare solo su autonomia, valutazione e merito”, ha rivendicato il ruolo pubblico dell’educazione ”anche quando viene svolta dalle private”.
Il ministro ha auspicato il dialogo con l’opposizione e le parti sociali e ha assicurato di voler mettere ”a sistema quanto di buono fatto dai predecessori” e che ”nessuna riforma è allo studio per il sistema scolastico, ma modifiche legislative dove è necessario”.
I segnali di apertura presentano dei paletti fermi che riguardano ”l’importanza del merito”, la ”valorizzazione dell’autonomia”, la necessità di una ”valutazione seria e trasparente”.
Gelmini sa di dover fare i conti con una realtà poco generosa quanto a risorse: ”Il precedente governo aveva avviato un piano triennale di contenimento della spesa nella scuola che abbiamo ereditato e rispetto al quale non possiamo che procedere. I conti dello Stato.
La coperta è corta, ma la scuola non è un capitolo di bilancio qualsiasi”.
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