Decreto-Legge 25 giugno 2008, n. 112. Il commento della CISL Confederale
DECRETO-LEGGE 25 giugno 2008, n. 112
“Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”
Scheda di lettura e commento delle norme relative a
Scuola, Università e Enti Pubblici di Ricerca
Il testo integrale lo puoi leggere a questo [link]
Il quadro d’insieme
L’insieme delle misure relative a personale, indirizzi di sistema, organizzazione, piano finanziario, è fonte di preoccupazione. Le scelte compiute, con un metodo che ha inibito il confronto con il sindacato su temi cruciali, rischiano di avere ricadute gravi e di lungo periodo su qualità e prestazioni del servizio pubblico (alla persona, all’impresa, al territorio) di cui scuola, sistema ricerca e università si fanno carico, in risposta a precisi diritti civili e sociali di cittadinanza e alle istanze di crescita competitiva del sistema paese.
Per la scuola nell’arco degli anni 2009-2012 si profila un pesante taglio di personale:
100mila docenti + 47mila ATA pari, si stima, al 20% della forza lavoro totale.
Questo attraverso l’ulteriore innalzamento del rapporto alunni/docente, la riduzione programmata del personale ATA, una totale revisione ordinamentale, organizzativa e didattica del sistema. Il risparmio atteso, oltre quello già previsto da precedenti leggi finanziarie, ammonta, alla fine del periodo, a 7 miliardi.
La manovra non parte da un’analisi ragionata dell’attuale situazione del sistema scolastico e non ha obiettivi di miglioramento del servizio ma punta solo a predeterminate economie di spesa. Il disegno, se realizzato, comporterà il depotenziamento della rete territoriale delle scuole e un’offerta formativa fortemente ridotta, sicuramente non in grado di rispondere a quella “emergenza educativa” che tutti segnalano.
In questo contesto risulta irrilevante la parziale copertura (200 milioni, cfr. articolo 69, comma 3) del taglio al Fondo per il funzionamento delle scuole dovuto alla clausola di salvaguardia della precedente finanziaria, così come quella piccola norma, simbolica ma comunque ragionevole, sul progressivo contenimento del costo dei libri scolastici mediante l’opzione delle versioni “on line” (art.15).
All’Università e alla rete degli Enti Pubblici di Ricerca, il decreto non serba attenzioni migliori.
TITOLO III - STABILIZZAZIONE DELLA FINANZA PUBBLICA
Capo I - Bilancio dello Stato
Art. 63 (“Esigenze prioritarie”) - comma 3
Il fondo di funzionamento ordinario delle scuole viene ri-finanziato con 200 milioni di euro per l’anno 2008.
Si tratta però di una parziale restituzione di somme sottratte al funzionamento didattico e amministrativo dalle scuole dall’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dalla finanziaria per il 2007 che ha agito in modo automatico riducendo pesantemente le disponibilità di bilancio del Ministero e quindi delle scuole.
Capo II - Contenimento della spesa per il pubblico impiego
Art. 64 - Disposizioni in materia di organizzazione scolastica
Ai fini del miglioramento dei servizi scolastici e per la valorizzazione professionale del personale docente si procede, a decorrere dall’a.s. 2009/2010:
all’adozione di interventi e misure per l’incremento di un punto percentuale del rapporto docente/alunni, da realizzare gradualmente per giungere all’a.s.2011/2012 ad uno standard europeo (stima: 100mila docenti in meno).
alla revisione dei parametri per la dotazione organici ATA per consentire tra 2009 e 2011 una riduzione del 17% della consistenza numerica determinata per l’a.s. trascorso (stima: 43mila in meno). Per ciascuno degli anni del triennio la riduzione non deve essere inferiore ad un terzo del risparmio totale da conseguire.
Entro 45 gg. dall’approvazione del decreto, il Ministro IUR predispone - di concerto con il collega dell’Economia, sentite le Regioni e previo parere delle Commissioni competenti – un Piano Programmatico di Interventi per la razionalizzazione dell’utilizzo di risorse umane e strumentali disponibili al fine di conferire maggiore efficacia ed efficienza al sistema.
Per l’attuazione (puntuale) del piano e dei suoi obiettivi, con successivi decreti regolamentari del ministro IUR di concerto con l’Economia e sentita la Conferenza Unificata, assunti anche modificando le vigenti norme, si provvede alla revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola attenendosi ai seguenti criteri:
1. razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso per maggiore flessibilità dei docenti;
2. ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola (piani di studio, quadri orari), in particolare per tecnici e professionali;
3. revisione dei criteri per la formazione delle classi;
4. rimodulazione della didattica della scuola primaria;
5. revisione dei criteri per la determinazione degli organici docente e ATA
(razionalizzazione)
6. ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri per l'istruzione degli adulti, compresi i corsi serali.
I dirigenti MIUR e la dirigenza scolastica devono assicurare la compiuta realizzazione del processo di razionalizzazione. Risponderanno del mancato raggiungimento degli obiettivi.
Fermo restando l’insieme degli obiettivi di risparmio già posti nella finanziaria precedente, da queste misure è previsto complessivamente nel triennio un ulteriore gettito di 7,832 miliardi di euro. Verrà istituito ad hoc un Comitato di verifica tecnico-finanziaria e comunque per il conseguimento dei risparmi sarà possibile intervenire a concorrenza sulle dotazioni complessive di bilancio del Ministero della pubblica istruzione.
Il 30% di questi risparmi, una volta certificato e comunque non prima del 2010, andrà ad incrementare le risorse contrattuali per "le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola".
Gli importi confluiranno in un apposito fondo istituito nel bilancio MIUR, a decorrere dall’anno successivo a quello di realizzazione, e saranno resi disponibili con decreto del Ministro dell’Economia.
La scuola rischia di pagare il prezzo più alto di questa manovra. Una manovra che però non riuscirà ad essere all’altezza della sfida dello sviluppo, della coesione e dell’equità se i suoi obiettivi per la scuola sono solo tagli al personale e al servizio scolastico e ingenti, forzosi risparmi.
Il risultato delle norme in materia di organizzazione scolastica è più che preoccupante: nel triennio, considerando il taglio delle 43mila unità di personale ATA (pari alla riduzione del 17% attesa entro il 2011) e dei 100mila docenti conseguenti all’innalzamento rapporto docente/alunni e all’insieme di razionalizzazioni e revisioni di classi di concorso, organizzazione, didattica, la scuola dovrebbe perdere circa 150 mila posti.
Contabilizzando i tagli già operati e le mancate assunzioni (come quelle del personale ATA previste dal Piano ma eseguite solo per un terzo) il sistema nazionale di istruzione perde quasi il 20% della sua forza lavoro.
Questo significa depotenziamento della rete territoriale delle scuole e un’offerta formativa fortemente ridotta per tutti e in particolare per i più deboli e gli svantaggiati. Comprese le migliaia di adulti che nella scuola e nelle sue risorse trovano una seconda opportunità di qualificazione e di crescita.
“Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”
Scheda di lettura e commento delle norme relative a
Scuola, Università e Enti Pubblici di Ricerca
Il testo integrale lo puoi leggere a questo [link]
Il quadro d’insieme
L’insieme delle misure relative a personale, indirizzi di sistema, organizzazione, piano finanziario, è fonte di preoccupazione. Le scelte compiute, con un metodo che ha inibito il confronto con il sindacato su temi cruciali, rischiano di avere ricadute gravi e di lungo periodo su qualità e prestazioni del servizio pubblico (alla persona, all’impresa, al territorio) di cui scuola, sistema ricerca e università si fanno carico, in risposta a precisi diritti civili e sociali di cittadinanza e alle istanze di crescita competitiva del sistema paese.
Per la scuola nell’arco degli anni 2009-2012 si profila un pesante taglio di personale:
100mila docenti + 47mila ATA pari, si stima, al 20% della forza lavoro totale.
Questo attraverso l’ulteriore innalzamento del rapporto alunni/docente, la riduzione programmata del personale ATA, una totale revisione ordinamentale, organizzativa e didattica del sistema. Il risparmio atteso, oltre quello già previsto da precedenti leggi finanziarie, ammonta, alla fine del periodo, a 7 miliardi.
La manovra non parte da un’analisi ragionata dell’attuale situazione del sistema scolastico e non ha obiettivi di miglioramento del servizio ma punta solo a predeterminate economie di spesa. Il disegno, se realizzato, comporterà il depotenziamento della rete territoriale delle scuole e un’offerta formativa fortemente ridotta, sicuramente non in grado di rispondere a quella “emergenza educativa” che tutti segnalano.
In questo contesto risulta irrilevante la parziale copertura (200 milioni, cfr. articolo 69, comma 3) del taglio al Fondo per il funzionamento delle scuole dovuto alla clausola di salvaguardia della precedente finanziaria, così come quella piccola norma, simbolica ma comunque ragionevole, sul progressivo contenimento del costo dei libri scolastici mediante l’opzione delle versioni “on line” (art.15).
All’Università e alla rete degli Enti Pubblici di Ricerca, il decreto non serba attenzioni migliori.
TITOLO III - STABILIZZAZIONE DELLA FINANZA PUBBLICA
Capo I - Bilancio dello Stato
Art. 63 (“Esigenze prioritarie”) - comma 3
Il fondo di funzionamento ordinario delle scuole viene ri-finanziato con 200 milioni di euro per l’anno 2008.
Si tratta però di una parziale restituzione di somme sottratte al funzionamento didattico e amministrativo dalle scuole dall’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dalla finanziaria per il 2007 che ha agito in modo automatico riducendo pesantemente le disponibilità di bilancio del Ministero e quindi delle scuole.
Capo II - Contenimento della spesa per il pubblico impiego
Art. 64 - Disposizioni in materia di organizzazione scolastica
Ai fini del miglioramento dei servizi scolastici e per la valorizzazione professionale del personale docente si procede, a decorrere dall’a.s. 2009/2010:
all’adozione di interventi e misure per l’incremento di un punto percentuale del rapporto docente/alunni, da realizzare gradualmente per giungere all’a.s.2011/2012 ad uno standard europeo (stima: 100mila docenti in meno).
alla revisione dei parametri per la dotazione organici ATA per consentire tra 2009 e 2011 una riduzione del 17% della consistenza numerica determinata per l’a.s. trascorso (stima: 43mila in meno). Per ciascuno degli anni del triennio la riduzione non deve essere inferiore ad un terzo del risparmio totale da conseguire.
Entro 45 gg. dall’approvazione del decreto, il Ministro IUR predispone - di concerto con il collega dell’Economia, sentite le Regioni e previo parere delle Commissioni competenti – un Piano Programmatico di Interventi per la razionalizzazione dell’utilizzo di risorse umane e strumentali disponibili al fine di conferire maggiore efficacia ed efficienza al sistema.
Per l’attuazione (puntuale) del piano e dei suoi obiettivi, con successivi decreti regolamentari del ministro IUR di concerto con l’Economia e sentita la Conferenza Unificata, assunti anche modificando le vigenti norme, si provvede alla revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola attenendosi ai seguenti criteri:
1. razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso per maggiore flessibilità dei docenti;
2. ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola (piani di studio, quadri orari), in particolare per tecnici e professionali;
3. revisione dei criteri per la formazione delle classi;
4. rimodulazione della didattica della scuola primaria;
5. revisione dei criteri per la determinazione degli organici docente e ATA
(razionalizzazione)
6. ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri per l'istruzione degli adulti, compresi i corsi serali.
I dirigenti MIUR e la dirigenza scolastica devono assicurare la compiuta realizzazione del processo di razionalizzazione. Risponderanno del mancato raggiungimento degli obiettivi.
Fermo restando l’insieme degli obiettivi di risparmio già posti nella finanziaria precedente, da queste misure è previsto complessivamente nel triennio un ulteriore gettito di 7,832 miliardi di euro. Verrà istituito ad hoc un Comitato di verifica tecnico-finanziaria e comunque per il conseguimento dei risparmi sarà possibile intervenire a concorrenza sulle dotazioni complessive di bilancio del Ministero della pubblica istruzione.
Il 30% di questi risparmi, una volta certificato e comunque non prima del 2010, andrà ad incrementare le risorse contrattuali per "le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola".
Gli importi confluiranno in un apposito fondo istituito nel bilancio MIUR, a decorrere dall’anno successivo a quello di realizzazione, e saranno resi disponibili con decreto del Ministro dell’Economia.
La scuola rischia di pagare il prezzo più alto di questa manovra. Una manovra che però non riuscirà ad essere all’altezza della sfida dello sviluppo, della coesione e dell’equità se i suoi obiettivi per la scuola sono solo tagli al personale e al servizio scolastico e ingenti, forzosi risparmi.
Il risultato delle norme in materia di organizzazione scolastica è più che preoccupante: nel triennio, considerando il taglio delle 43mila unità di personale ATA (pari alla riduzione del 17% attesa entro il 2011) e dei 100mila docenti conseguenti all’innalzamento rapporto docente/alunni e all’insieme di razionalizzazioni e revisioni di classi di concorso, organizzazione, didattica, la scuola dovrebbe perdere circa 150 mila posti.
Contabilizzando i tagli già operati e le mancate assunzioni (come quelle del personale ATA previste dal Piano ma eseguite solo per un terzo) il sistema nazionale di istruzione perde quasi il 20% della sua forza lavoro.
Questo significa depotenziamento della rete territoriale delle scuole e un’offerta formativa fortemente ridotta per tutti e in particolare per i più deboli e gli svantaggiati. Comprese le migliaia di adulti che nella scuola e nelle sue risorse trovano una seconda opportunità di qualificazione e di crescita.
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