Il nuovo anno scolastico che sta per cominciare per i 217.000 alunni e studenti sardi, distribuiti nelle 11.000 classi e
sezioni, e per i 26.000 insegnanti e ATA, è contrassegnato dalla profonda preoccupazione e incertezza delle famiglie,
degli studenti, dei precari e del personale.
La politica di distruzione del settore della conoscenza che il Governo sta perseguendo ai danni della scuola pubblica si
articola in molti provvedimenti che originano in grandissima misura dalla Legge 133/2008 con il suo devastante piano di
tagli di personale e di risorse delle scuole, mentre si destinano nuove risorse alle scuole paritarie.
Le insensate controriforme delle secondarie di secondo grado e delle scuole primarie soprattutto, con l’inaccettabile
riduzione del tempo scuola, del curricolo disciplinare, dell’offerta formativa sono il frutto della esigenza di fare cassa ma
anche della volontà di destrutturare il diritto all’istruzione come diritto universale garantito in ogni parte del Paese.
In continuità si aggiunge la recente iniqua manovra economica che riduce l’occupazione, colpisce pesantemente i redditi
e le pensioni dei lavoratori pubblici, congela i loro stipendi, anche negli automatismi stipendiali, e annulla la
contrattazione. A questo rispondiamo subito con la richiesta di procedere immediatamente alla elezione delle RSU nelle
scuole, con la rivendicazione forte della contrattazione, degli scatti di anzianità e delle altre voci retributive dovute.
In Sardegna questa politica, insieme alla politica regionale, sta portando al collasso il sistema scolastico isolano.
L’operato della Direzione Scolastica Regionale che selvaggiamente sta procedendo alla effettuazione dei tagli anche in
misura superiore al richiesto, oltre 1700 posti in meno, distruggendo quelle poche specificità residue e deprivando
intere zone della Sardegna dei luoghi di istruzione, fa il paio con il silenzio connivente della Regione che passivamente
subisce i tagli, mette a carico del bilancio regionale i costi dei tagli ministeriali, si predispone a rendere l’Isola terra di
sperimentazione per le controriforme, realizza ulteriori tagli di risorse scolastiche per le scuole pubbliche, mentre
sostiene le scuole private.
L’emergenza istruzione/formazione in Sardegna ha il volto di una allarmante dispersione scolastica, di uno dei più bassi
livelli di “qualità edilizia” degli edifici scolastici, di un diritto allo studio inesistente in intere zone dell’isola. Si sta
attuando nei fatti, col consentire allo Stato di ritrarsi dall’assolvimento dei suoi doveri, una concezione di federalismo
scolastico che mette seriamente a rischio il diritto all’istruzione in Sardegna.
Deve essere dunque immediatamente aperta con determinazione una Vertenza con lo Stato per ottenere il
riconoscimento, attraverso standard più favorevoli di quelli nazionali, delle specificità della Sardegna, della sua
insularità, in materia di istruzione e formazione. Alcuni dei capisaldi di questa Intesa sono certamente gli organici, il
dimensionamento e la pianificazione del servizio scolastico, le risorse per l’edilizia scolastica, per l’offerta formativa, per
la dispersione scolastica e il diritto allo studio, per l’integrazione e il sostegno. Qui si situa la battaglia per annullare i
tagli e per ottenere immissioni in ruolo su tutti i posti liberi, come primarie azioni in difesa del precariato, ma
soprattutto per un servizio scolastico di maggior qualità.
Successivamente e in ragione dei risultati si può aprire un costruttivo discorso di riforma regionale e di federalismo su
istruzione formazione in Sardegna, sulla base dell’Accordo Conferenza Unificata Governo-Regioni-Enti Locali di
attuazione del Titolo V in materia di istruzione.
E’ necessario aprire una stagione di Contrattazione territoriale. Urgono tavoli di confronto e negoziazione di PATTI
sull’ISTRUZIONE che vedano come interlocutori la Regione e gli Enti Locali, l’Amministrazione Scolastica Regionale e
Provinciale per concordare servizi e strutture per le scuole pubbliche sarde. Una contrattazione per il tempo lungo, dove
è necessario, per l’edilizia scolastica, per il numero di alunni per classe, per la qualità degli ambienti scolatici e per la
sicurezza, per l’Integrazione scolastica e il sostegno per i soggetti disagiati, migranti e nomadi, per una rete scolastica
funzionale alla qualificazione dell’offerta formativa, per la lotta alla dispersione e per le anagrafi degli studenti, per la
formazione permanente e l’educazione degli adulti, per Piani formativi territoriali e formazione continua.
A sostegno di questa piattaforma di lotta i sindacati sardi, nel proclamare lo STATO di MOBILITAZIONE della categoria,
chiedono la solidarietà e l’impegno di tutto il mondo del lavoro, anche all’interno delle prossime iniziative confederali.
I sindacati sardi della scuola effettueranno una pubblica MANIFESTAZIONE DI PROTESTA,
davanti al PALAZZO del PRESIDENTE REGIONE SARDA il 1° giorno di lezione della scuola sarda, il 15 di SETTEMBRE
2010, indicendo a tal fine un’ASSEMBLEA SINDACALE dei lavoratori..
I sindacati sardi invitano studenti, famiglie, lavoratrici e lavoratori della scuola, i cittadini, le associazioni, i comitati dei
precari, ad unirsi e partecipare a questa manifestazione.
Per la FLC-CGIL Sardegna CISL Scuola Sardegna SNALS CONFSAL GILDA Cobas Scuola Sardegna
Peppino Loddo Enrico Frau Maria Biosa Gianfranco Meloni Nicola Giua
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